Contro Angela Merkel la rivolta del partito: «Il tuo buonismo è indigesto»
Angela Merkel deve difendere la sua politica verso i rifugiati da scetticismo e accuse provenienti dal suo stesso partito. Dai quadri e soprattutto dalla base, quella a stretto contatto con un elettorato di giorno in giorno più inquieto e un paese che deve affrontare anche problemi di ordine pubblico creati dagli attriti religiosi fra migranti.
Angela Merkel finisce sotto accusa
Dopo le critiche dell’alleato bavarese Horst Seehofer, del ministro dell’Interno Thomas de Maiziere e i distinguo espressi dal presidente della Repubblica Joachim Gauck, la fronda si estende all’interno della Cdu. Uomini di prima fila sul piano parlamentare, come Wolfgang Bosbach e Klaus-Peter Willsch, hanno espresso il loro dissenso, avvertendo che «tra i militanti del partito l’euforia non è più così alta come tra i dirigenti e alla ad Angela Merkel». Molti politici della Cdu ritengono che la Cancelliera dovrebbe smetterla con i discorsi buonisti sull’accoglienza che hanno messo sotto pressione il paese e lanciare, al contrario, segnali opposti. Anche perché il flusso verso la Germania non accenna a diminuire. Inoltre ha suscitato nuove preoccupazioni un incidente avvenuto in un centro di accoglienza vicino Kassel, in Assia, dove alla distribuzione dei pasti si è scatenata una rissa fra 400 profughi afghani e albanesi, con 14 feriti tra cui 3 poliziotti. Il sindacato di polizia ha chiesto che i migranti vengano in futuro alloggiati separatamente per religione di origine, mentre il vicecapogruppo dell’Unione al Bundestag, Thomas Strobl, ha invitato il governo a lanciare un monito ai potenziali profughi dai Balcani: «La barca non è piena», ha detto alla Rheinische Post, «ma ha imbarcato molte persone sbagliate». La vicepresidente del partito Julia Klöckner, che qualche giorno fa ha dovuto sperimentare in quanto donna il rifiuto di stretta di mano da parte di un imam durante una visita a un campo profughi, ha proposto una legge sul dovere d’integrazione, che preveda da un lato l’obbligo da parte dei migranti di accettare principi come uguaglianza fra i sessi e diritti costituzionali, dall’altro sanzioni per chi li nega. Per Angela Merkel questa rivolta interna rappresenta una circostanza inedita. Accompagnata al calo di consensi segnalato dai sondaggi, ne mette per la prima volta a dura prova la capacità di leadership, sostengono vari commentatori.