Cina, non vuole abortire il secondo figlio. Il caso mobilita le coscienze

7 Set 2015 19:25 - di Redazione

In Cina il dramma di una donna di 41 anni, costretta da una contestata legge a scegliere tra abortire all’ottavo mese di gravidanza oppure far perdere il lavoro al marito, ha provocato un’alzata di scudi nell’opinione pubblica. Centinaia di persone, secondo i media cinesi, hanno telefonato o scritto al governo della provincia dello Yunnan (sud della Cina) chiedendogli di non licenziare l’uomo, un agente di polizia. La donna, che ha usato solo il suo cognome, Chen, nelle sue dichiarazioni alla stampa locale ha affermato di sentirsi “sotto pressione” e di aver “capito” che deve abortire se non vuole che suo marito perda il lavoro. “Ho paura – ha dichiarato – se mio marito vuole che abortisca dovrò farlo”. Un portavoce dell’Ufficio per la pianificazione familiare della prefettura di Chuxiong, dove si sta svolgendo la vicenda, ha affermato che il governo “non forzerà mai” la donna ad abortire. Ma ha aggiunto che “c’è anche il sospetto che la coppia voglia evitare la punizione per aver violato le regole istigando l’opinione pubblica”.

In Cina c’è ancora la legge che impone il figlio unico

La legge che impone il figlio unico alle coppie urbane è malvista dalla grande maggioranza della popolazione cinese. Imposta nel 1979, è odiata anche a causa del modo nel quale è stata applicata, cioè rendendo i funzionari di basso livello responsabili della rigida osservanza di un sistema di quote imposto dal centro. Secondo questo sistema, il governo centrale stabilisce il tetto di nascite per ogni provincia, ogni governo provinciale stabilisce quello delle municipalità e così via. E’ questo sistema, secondo i gruppi umanitari, che ha portato ad abusi come gli aborti forzati, imposti anche a donne in stato avanzato di gravidanza. La punizione per chi viola la legge sul figlio unico varia da provincia a provincia e di solito si concretizza in multe il cui ammontare viene stabilito dalle autorità locali e spesso è di decine di migliaia di yuan, cioè cifre astronomiche per gli standard delle province cinesi. La legge sul figlio unico è superata dall’evoluzione della società cinese, che oggi ha gli stessi problemi di quelle occidentali, vale a dire il progressivo invecchiamento e la scarsità di manodopera giovane. Più volte le autorità hanno annunciato che sarebbe stata abolita. Nel novembre del 2012 il comitato centrale del Partito Comunista ha affermato in documento diffuso dai media di Stato che sarebbe stata presto corretta in senso liberale, cioè consentendo alle giovani coppie di avere due figli senza per questo incorrere nei rigori della legge.

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