«Vi ho riconosciuti!». I banditi lo ammazzano di botte e gli rubano la fede
«Vi ho riconosciuti, vi conviene andare via: vi ho riconosciuti…». E’ stata questa frase, rivolta ai rapinatori che erano entrati nella sua villa di contrada Crocefisso di Biancavilla di Catania, a costare la vita ad Alfio Longo, 67 anni, elettricista in pensione barbaramente massacrato e ucciso da due banditi che nella notte, fra le 4 e le 5 del mattino, avevano fatto irruzione nella sua abitazione sorprendendo lui e la moglie nel sonno.
I due, armati di pistola, credendosi scoperti, non hanno esitato un attimo. E hanno bastonato a morte l’elettricista in pensione uccidendolo con molti colpi di bastone in testa. Poi sono fuggiti con il bottino: alcune centinaia di euro e due anelli, compresa la fede nuziale della vittima.
Il particolare che avrebbe scatenato l’inattesa reazione dei due banditi è stato raccontato dalla moglie della vittima, Enza Ingrassia, ai carabinieri che ora stanno verificando se davvero l’elettricista assassinato avesse riconosciuto gli aggressori o se quella frase fosse stata, piuttosto, una minaccia per farli desistere, un tentativo per convincerli ad andare via.
Nel 2010 nella stessa abitazione, una piccola costruzione a due elevazioni con la facciata da pitturare immersa in un piccolo vigneto attorniato da alberi da frutti, c’era stato un tentativo di furto, ma gli abitanti di contrada Crocifisso definiscono la zona «tranquilla e senza problemi, fino ad oggi». Le due ville attigue a quelle della famiglia Longo erano vuote quando è avvenuta la rapina perché sono utilizzate generalmente solo come luogo di villeggiatura dai proprietari.
E’ in questo contesto che è maturata la rapina e, poi, l’omicidio.
Due banditi, con il volto coperto, hanno fatto irruzione nella villa. La coppia stava dormendo ed è stata svegliata dai rumori. I due banditi hanno dapprima minacciato i coniugi per avere soldi e oggetti preziosi. Poi i due malviventi, che sarebbero italiani, hanno separato marito e moglie. E sotto minaccia delle armi hanno costretto la donna a legare il marito sul letto mentre lei è stata successivamente legata e messa su un divano in un’altra stanza. E’ stato a quel punto che la donna ha sentito il marito ribellarsi e pronunciare quelle frasi che sono state la sua condanna a morte. Colpito ripetutamente alla testa con un bastone dai banditi l’uomo è deceduto. Una volta liberatasi, la moglie è accorsa nell’altra stanza scoprendo il cadavere del marito. E lanciato l’allarme facendo intervenire i vicini.
«E’ stata una scena orribile, la moglie ha chiesto aiuto e noi siamo entrati nella villetta e abbiamo visto il corpo sul letto: una scena indimenticabile», racconta ancora visibilmente scosso Giuseppe Amato, uno dei tre vicini che poco prima delle 5 di stamattina è entrato nella villetta di Alfio Longo allertato dalle urla della moglie della vittima, Enza Ingrassia. “Lei piangeva – aggiunge – e parlava di una rapina. Abbiamo chiamato il 112 e non abbiamo toccato nulla».
Increduli e affranti una decina di parenti e amici di Alfio Longo ed Enza Ingrassia sostano davanti alla villetta, seduti vicino al cancello di ingresso, parlando tra loro: «Non è il momento delle parole, ma della sofferenza», dice uno di loro allontanando i giornalisti e chiedendo loro di non insistere.
Sarà ora la Procura di Catania, che si è affidata ai carabinieri del Ris di Messina, a cercare di far luce sulla vicenda. Un particolare ha subito attirato l’attenzione degli investigatori: nessuno dei molti cani che ospitavano i due coniugi ha abbaiato nel corso dell’irruzione e della rapina. Un elemento che lascia immaginare che gli animali avessero conoscessero gli aggressori.