Vergarolla, 69 anni fa l’attentato voluto da Tito che provocò l’esodo istriano

18 Ago 2015 16:38 - di Mauro Achille

«Quando il ricordo diventa anche un atto di giustizia: il 18 agosto del 1946 a Pola la più devastante strage mai compiuta in terra italiana provocò la morte di quasi cento persone, in buona parte giovani e giovanissimi impegnati in una manifestazione sportiva sulla spiaggia di Vergarolla. Una strage dimenticata per troppi anni da un’Italia pavida e frettolosa di archiviare in silenzio una delle pagine più tristi e vergognose della sua storia». Lo scrive in una nota la parlamentare Sandra Savino (Fi) nella ricorrenza dell’attentato. «La strage – continua Savino – generò l’esilio di 28mila dei 30mila abitanti che vivevano nella città istriana, a quel tempo preda della pulizia etnica attuata dalla Jugoslavia di Tito. A tal riguardo non va dimenticato l’odioso trattamento di ostilità ideologica che gli esuli dall’Istria e dalla Dalmazia subirono al loro arrivo in Italia, presi di mira dai comunisti nostrani con angherie e assurde ingiurie. Anche per questo non possiamo dimenticare quel giorno di sessantanove anni fa per conferire onore e dignità a chi scelse, abbandonando tutto, la Patria e la libertà», conclude.

Savino (Fi): Vergarolla, una strage dimenticata

Sulla strage di Vergarolla per molto tempo si sono sostenute tesi contrastanti. All’indomani della tragedia si tentò di accreditare l’ipotesi dell’incidente e della fatalità. Ma furono gli inquirenti inglesi i primi ad escludere tale eventualità, indirizzando le colpe nei confronti degli jugoslavi. L’attentato terroristico doveva servire, nella mente degli attentatori, a mandar via la popolazione italiana dalla maggiore città istriana. Nel marzo del 2008, Il Piccolo  pubblicò una serie di quattro volumi sulla storia di Trieste, a cura di Fabio Amodeo e Mario J.Cereghino, nei quali gli autori sulla base dei documenti desecretati del Public Record Office di Kew Gardens (Londra) ricostruiscono il quadro storico nel quale maturò l’attentato, pianificato in realtà dall’Ozna, il servizio segreto Jugoslavo. Nell’informativa, datata 19 dicembre 1946 e intitolata “Sabotage in Pola”, sin indica anche il nome di Giuseppe Kovacich come agente dell’Ozna tra gli esecutori materiali dell’attentato.

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