Verdini stampella di Renzi? A Bersani scappa da ridere: è una cosa dadaista
Renzi se la passa davvero male se è costretto ad appoggiarsi ai fuoriusciti di Forza Italia, Verdini e il suo nuovo gruppo parlamentare, per puntellare una maggioranza messa a dura prova dalla minoranza dem. Pier Luigi Bersani non ha nessuna voglia di andare in vacanza. Anzi, promette al premier una resistenza a tutto tondo quando riapriranno le Camera e il premier sarà alle prese con le tanto osannate riforme, croce e delizia dell’ex rottamatore.
Bersani non fa sconti
Al momento Renzi non ha numeri per chiudere la partita delle riforme costituzionali e la rottamazione del Senato, rispedita al mittente dalla minoranza dem se non verranno apportate modifiche importanti. Su questo l’ex segretario emiliano non fa sconti e ironizza sul nuovo asse di Renzi con Verdini, una mossa disperata e surreale per portare a buon fine il ddl Boschi sul quale si gioca la faccia. «Verdini stampella sulle riforme per Renzi? Verdini con il Pd è una cosa dadaista…» sentenzia un Bersani implacabile. Insomma un’operazione a metà tra il naif e il surreale. Da mesi punta il dito sulle capriole del leader del Pd accusato di aver portato alla deriva il Nazareno con una politica sempre più spostata a destra. Renzi è sempre più un marziano agli occhi dei compagni. «Lui dice che si ritiene di sinistra, lo prendo per buono…». E ancora: «Ho sentito Renzi disposto a discutere e se è disposto a discutere nel Pd la quadra si trova…» ma se dialoga con Verdini le cose si complicano. Il feeling con il potente Denis? «Tutti i gusti sono gusti…».
La rivoluzione copernicana
Poi torna ad accusare la normalizzazione renziana e la sistematica demonizzazione del dissenso. «La sinistra senza spirito critico non può esistere, non è possibile che appena uno apre bocca si parla di Vietnam», ripete Bersani. Accusato da Renzi di guidare il partito dei guastatori, Bersani torna a smontare il bluff del premier. «Nessuno vuole fermare niente, ci sono 25-30 senatori che hanno in testa una cosa molto semplice evitare di avere un Parlamento di nominati e quindi vogliono cambiare quella norma lì, sul Senato elettivo». E la rivoluzione copernicana, ultima invenzione del pirotecnico linguaggio del premier? «Scomodiamo Copernico tutti i santi giorni… credo nel cambiamento e mi auguro che Renzi con l’aiuto di tutti sospinga al cambiamento, ma l’enfasi…». Renzi è avvertito: se non cambia musica e pensa di sostituire in Parlamento un pezzo del suo partito con gli ex berlusconiani in cerca di fortuna avrà vita dura.