San Patrignano mette in campo Eleonora: il suo è un urlo contro lo sballo
«In questi giorni in cui i giornali sono pieni di parole, ideologie, commenti, giudizi, considerazioni in merito a ciò che sarebbe meglio fare per offrire ai giovani alternative concrete allo sballo». San Patrignano sceglie di proporre su Facebook il racconto di Eleonora, «una ragazza che giunta verso la fine del suo percorso in comunità, oltre ad aver deciso di riprendere gli studi per prepararsi al meglio al suo nuovo futuro, partecipa attivamente a WeFree, il progetto di prevenzione della nostra comunità che ogni anno incontra oltre 45mila ragazzi in tutta Italia».
«Quella di Eleonora – scrive San Patrignano – è «una voce che dello sballo un tempo aveva fatto il suo pane quotidiano, e che oggi mette a disposizione la sua storia per dire: ragazzi la nostra vita è preziosa, dobbiamo avere cura di noi e del nostro futuro». Il 26 giugno la comunità per il recupero di tossicodipendenti e il Cocoricò avevano organizzato una grande festa pomeridiana per i 1.500 ospiti, in occasione della giornata mondiale della lotta alla droga, con i dj della “piramide” e cocktail a zero gradi realizzati dagli stessi baristi del Cocoricò.
Da San Patrignano ecco il racconto di Eleonora
Ecco alcune parti del racconto: «Mi chiamo Eleonora e da circa un anno qui a Sanpa mi è stata data l’opportunità di partecipare al progetto WeFree». «Quello che è accaduto il primo giorno è andato oltre ogni mia immaginazione. Quella mattina sono arrivati oltre 1500 studenti provenienti da tutta Italia e solo in quel momento mi sono davvero resa conto di quanto fosse importante quello che stavamo facendo». «Le emozioni sono state forti e quando lo spettacolo è finito i ragazzi subito dopo hanno incominciato a riempirmi di domande, curiosità su San Patrignano, come ci sono arrivata e quale fosse stata la mia vita. Poi il grande pic nic tutti insieme, un po’ di energia per affrontare il pomeriggio che è stato scandito da workshop e incontri con personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo».
«La nostra comunità per quei giorni come per magia si è trasformata in una grande piazza internazionale, dove giovani come noi provenienti da Uganda, Portogallo, Germania, Inghilterra, Brasile, Canada hanno condiviso con tutti gli studenti il loro impegno quotidiano nelle loro realtà, dove attraverso forme di arte diverse interagiscono con giovani e giovanissimi dei loro paesi, per offrire loro alternative concrete alla vite difficili che a volte vivono. Perché non è difficile pensare che in Uganda o in Colombia i ragazzi abbiano problemi ben diversi dai nostri».
«E cosa dirvi sul vedere Javier Zanetti o Alessandro D’Avenia, o Raphael Gualazzi o Attilio Fontana per i nostri viali, come fossero persone di casa. Bellissimo! Poi ad un certo punto il sole ci ha detto che la giornata stava per finire e ci siamo ritrovati al punto di partenza, davanti ad una sfilza di pullman. Ma adesso, mentre stava per arrivare il tramonto, c’era qualcosa di diverso. Mentre ci salutavamo era come se ognuno di noi, ragazzi di Sanpa e studenti, avesse la consapevolezza di aver vissuto qualcosa di unico, insieme. In particolare tra i tanti, ricordo l’abbraccio di una ragazza che mi ha stretto fortissimo e piano mi ha sussurrato «grazie per questa giornata. Grazie!».