L’emergenza immigrazione in Europa è soprattutto demografica
Se è vero che i venti di guerra che spingono le 7omila richieste d’asilo dei siriani registrate nel complesso della Uè nei primi sei mesi del 2015 -cosi come le 38mila degli afghani o le 21mila degli iracheni-, prima o poi smetteranno di soffiare (ci si augura), non sarà stessa cosa per il profondo Sud del Mondo. E opinione comune che l’Africa, quella Sub-sahariana in particolare, potrebbe non solo non allentare la pressione migratoria sul fronte europeo, ma persino accrescerla nei prossimi decenni.
Europa non ha capito che c’è un miliardo di persone che vuole scappare
Oggi a sud del Sahara vivono 962 milioni di persone, destinate a diventare 1,2 miliardi tra dieci anni e 1,6 tra altri dieci. Secondo le più recenti previsioni delle Nazioni Unite, nel complesso dell’area i 20-30 enni si accresceranno di 203 milioni nell’arco di un ventennio: troveranno sufficienti occasioni di lavoro in loco o accarezzeranno l’idea della fuga altrove? D’altra parte, in un mondo che vogliamo sempre più libero e interconnesso, come sarà possibile, nel rispetto della dignità umana, frenare le legittime aspirazioni a una vita migliore da parte di milioni di giovani ormai ben consapevoli delle opportunità che potrebbero trovare spingendosi oltre il confine del Mediterraneo? Ma al tempo stesso, fino a che punto l’Europa del 2035, quand’anche un po’ meno affollata (10 milioni di abitanti persi in vent’anni) e decisamente meno giovane (37 milioni di 20-39enni in meno), potrà realmente essere in grado di assorbire senza rischi di rigetto una forza d’urto come quella che andrebbe prospettandosi se la spinta demografica africana dovesse contare unicamente sulla valvola di sfogo dell’emigrazione?
Europa vecchia e senza futuro sarà invasa dagli africani?
Sono tutte domande – si legge su “il Sole 24 Ore” – che forse oggi non trovano adeguata risposta, ma che è opportuno non vengano rimosse. Perché se ora è lecito sostenere che qualche centinaio di migliaia di persone in più non possono non trovare spazio tra mezzo milione di cittadini europei, gli scenari per il futuro mettono in campo numeri certo ben più difficili da far quadrare. Prevenire è sempre meglio che curare. Fare in modo che il ricco capitale umano dell’Africa non sia sminuito da un’emigrazione spesso dequalificata, ma venga valorizzato – magari con azioni di formazione – per diventare un fattore di sviluppo nella propria terra non è solo un ideale di giustizia, è anche una strategia intelligente; e conveniente per il futuro della stessa Europa.