Il killer di Brescia andò in tv: «Pago le tasse ma lo Stato dorme» (video)

17 Ago 2015 13:26 - di Gabriele Alberti

Il pakistano Muhammad Adnan, colui che avrebbe esploso i quattro colpi di pistola per uccidere i coniugi Seramondi a Brescia, dopo l’omicidio è tornato nel suo locale e come se niente fosse accaduto ha anche rilasciato dichiarazioni alle tv che erano presenti. È il particolare emerso dalla conferenza stampa indetta dal procuratore capo di Brescia Tommaso Buonanno sull’arresto dell’indiano e del pakistano per l’omicidio dell’11 agosto. Il video mostra l’agghiacciante freddezza del presinto assassino che ha pure il coraggio di affermare davanti alle telecamere che «siccome pago le tasse italiane, lo Stato ha il dovere di tutelarmi. Anzi, ha avuto parole di scherno verso lo Stato italiano “dormiente”, che lascia “indifesi” i commercianti. Cose da non credere.

Brescia, il pakistano si fa beffa dello Stato

«Abbiamo raccolto la confessione piena di chi ha commesso il duplice omicidio. Gli autori sono gli stessi dell’agguato di un mese fa ai danni del dipendente dei Seramondi», afferma  il procuratore capo di Brescia in conferenza stampa. «Gli arrestati hanno detto di aver ammazzato per questioni di concorrenza rispetto alla pizzeria da Frank», ha detto il capo della Squadra Mobile di Brescia, Giuseppe Schettino. Sarebbe stato, quindi,  il pakistano, Muhammad Adnan, ad esplodere i quattro colpi di fucile all’indirizzo dei coniugi Seramondi. L’uomo, 32 anni, aveva avuto rapporti di lavoro con le vittime. Dopo l’omicidio è tornato nel suo locale poco distante dal luogo del delitto e ha rilasciato dichiarazioni alle televisioni presenti. Non solo: avrebbe anche ripreso con il suo telefonino l’arrivo delle forze dell’ordine. L’indiano Sarbjit Singh non aveva collegamenti con Brescia. Sua però l’impronta rilevata all’interno della pizzeria teatro dell’omicidio. La svolta delle indagini è arrivata proprio dall’impronta. «Durante la fuga gli assassini si sono liberati di tutto quanto utilizzato per l’agguato» ha spiegato il capo della Mobile. Il fucile a canne mozze è stato trovato in un fossato poco distante dal luogo dell’omicidio, il motorino usato per la fuga è stato recuperato, mentre non sono stati trovati i vestiti che gli assassini dicono di aver buttato in un cassonetto.

Esecuzione da criminalità organizzata

Secondo il procuratore, gli arrestati sarebbero anche i responsabili dell’agguato ad un dipendente del locale dei Seramondi, un pizzaiolo albanese di 42 anni, rimasto ferito circa un mese fa quando è stato raggiunto da alcuni colpi di pistola esplosi da un’auto mentre, alle 5 del mattino, al volante della sua vettura stava andando a lavorare proprio “da Frank”. «Adesso comincia la fase più difficile, proseguire con le indagini per capire se questi soggetti arrestati hanno mutuato le caratteristiche dell’esecuzione dalla criminalità organizzata o se c’è altro. Non mi accontento dei moventi forniti dagli assassini», ha detto il Procuratore generale di Brescia Pierluigi Maria Dell’Osso al termine della conferenza stampa. «Quella di oggi è una giornata importante per Brescia – ha aggiunto Dell’Osso -. È  stata fatta un’indagine classica, partendo dal luogo dell’omicidio e arrivando fino agli esecutori materiali dell’omicidio».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *