Eike Schmidt alla guida degli Uffizi: tedesco, viene da un museo USA

19 Ago 2015 7:56 - di Redazione

Eike Schmidt è l’uomo simbolo della riforma-rivoluzione dei musei italiani. Questo storico dell’arte tedesco, nato a Friburgo, 47 anni, direttore di un medio museo americano – il Minneapolis Institute of Arts – guiderà la testa di serie: la celebre Galleria degli Uffizi, numero uno del Belpaese con quasi due milioni di visitatori all’anno. «E un onore così grande… Non le nascondo che alla telefonata del ministro mi sono commosso. Pensando agli storici dell’arte che mi hanno preceduto su quella poltrona, compreso Antonio Natali, mi sento come uno che sta per indossare la maglia di Pelé o di Ronaldo», dice Eike Schmidt a QN.

Eike Schmidt era il Direttore del Minneapolis Institute of Arts

«Quando Franceschini ha chiamato per dirmelo mi sono commosso. A una galleria con oltre cinquecento anni di collezionismo sempre ad altissimo livello come gli Uffizi c’è poco da insegnare. Penso invece che ci debbano essere nuove opportunità da sfruttare». Lei è stato scelto fra migliaio di candidati da tutto il mondo. Che cosa ha fatto la differenza? «Forse la mia esperienza internazionale, l’aver lavorato fra l’Europa e gli Stati Uniti. E soprattutto il poter unire alla mia preparazione storico-artistica una competenza anche manageriale. Per esempio, l’incarico da Sotheby’s come direttore e capo del dipartimento scultura e arti applicate europee è stato molto importante».

“Voglio portare una competenza anche manageriale”, dice Eike Schmidt

Ma torniamo agli Uffizi. La prima cosa che andrebbe migliorata? «Ci sarà tempo per i dettagli… Comunque, premesso che negli ultimi anni sono stati effettuati molti miglioramenti, resta il fatto che gli Uffizi non sono un museo nato e costruito per il turismo di massa. Quindi dovremo pensare a gestire al meglio i flussi dei visitatori, sfruttando le nuove tecnologie, magari con percorsi alternativi per evitare che i turisti si trovino tutti di fronte alla stesso quadro nello stesso momento». Da lei ci si aspetta anche la capacità di attrarre investimenti orivati in una struttura pubblica? · «Perché no? Sul fronte delle sponsorizzazioni si possono fare molte cose, promuovere molti progetti, sperimentare nuove collaborazioni». Lei dovrebbe venire á guadagnare meno di,quanto prenda un direttore in America… «Sì, è vero. Ma in America non ci sono gli Uffizi. Un museo con quei capolavori lo avete solo voi in Italia e non si può fare sempre solo una questione di soldi. La verità è che, per chi fa il mio mestiere, fare il direttore degli Uffizi è una delle cose più belle del mondo. So che troverò collaboratori fantastici e vivrò in una città che amo moltissimo, dove ho studiato e dove, oltretutto, ho conosciuto mia moglie, che è fiorentina».

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