Povera Hillary, travolta dalle mail: FBI indaga e la Clinton è nei guai

13 Ago 2015 8:56 - di Redazione

Doveva essere un semplice incidente di percorso: uno dei tanti dei quali è inevitabilmente cosparsa la corsa verso la Casa Bianca di un personaggio potente e ingombrante come Hillary Clinton. E invece, sei mesi dopo, il caso della gestione «disinvolta» dei suo traffico di email quando era segretario di Stato, sta diventando un caso che alimenta inchieste del Congresso e anche del ministero del governo Obama. Compresa un’indagine penale delTFbi che ha perquisito la società privata alla quale Hillary aveva affidato la sua corrispondenza digitale.

L’Fbi ha scoperto che alcune mail della Clinton contenevano informazioni top secret.

E mentre la popolarità dell’ex first lady continua a calare (con la parallela, sorprendente crescita dei consensi per il suo unico avversario di qualche peso, il socialista Bernie Sanders), sulla Clinton cade un’altra tegola: dopo aver esaminato un primo campione di 40 email sulle 30 mila nelle mani degli investigatori, l’Ispettore generale per l’intelligence, un’autorità indipendente che si occupa del caso per conto del Congresso, ha stabilito che in almeno due casi (ce ne sono altri due dubbi) Hillary ha fatto circolare informazioni «top secret».

La crisi di Hillary, sempre più invischiata nell’affare delle mail private

L’ex segretario di Stato – si legge su “Il Corriere della Sera” – aveva assicurato che nella sua corrispondenza non aveva mai inserito informazioni classificate. A marzo si era anche rifiutata di consegnare il suo server privato sostenendo che conteneva quasi esclusivamente scambi confidenziali col marito: materiale personalissimo, privo di interesse politico-istituzionale. Successivamente, gli uffici della Clinton avevano fatto sapere che 32 mila messaggi personali erano stati cancellati in considerazione della loro irrilevanza. Ma, dopo la denuncia dell’«Inspector general», tutto cambia. E infatti l’avvocato dei Clinton ha fatto sapere che Hillary ha ceduto: ha accettato di consegnare all’Fbi il suo server. «Non è un gesto magnanimo, è l’Fbi che l’ha messa alle strette» sostengono i repubblicani, mentre il capo dei conservatori in Congresso, John Boehner accusa: «Le affermazioni dell’ex segretario di Stato che aveva garantito di non aver mai usato informazioni classificate nei suoi messaggi si sono rivelate totalmente false. A questo punto è necessaria un’inchiesta molto approfondita».

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