Bufera sulla titolare di un lido che caccia un gay che l’aveva minacciata
C’è polemica a Catania per la denuncia di un ragazzo di 22 anni, Giuseppe Fiandaca, al quale sarebbe stato impedito, perché gay, di accedere a uno stabilimento balneare nel lungomare di Mascali, dove si era recato con alcuni amici coetanei. È scattata subito la solita retorica anti-omofobia, che con l’episodio tutto sommato ha poco a che fare. Secondo quanto riporta il quotidiano La Sicilia – che a giudicare dalle polemiche sembra sposare in pieno la versione del giovane gay senza concedere spazio all’altra campana – al giovane la responsabile dello stabilimento avrebbe detto: «Tu non puoi entrare e neanche i tuoi amici. Qui gli omosessuali non possono mettere piede» e poi avrebbe inveito contro il giovane insultandolo. Giuseppe Fiandaca ha poi deciso di fermarsi nella spiaggia libera adiacente ma la donna avrebbe raggiunto la staccionata della sua struttura continuando ad inveire contro il giovane e urlando che da lì se ne doveva andare con i suoi amici.
«Essere gay – si è lamentato il giovane nell’intervista – non vuol dire essere appestati e quanto è successo a me non deve più accadere. Faccio appello all’associazione Arcigay». Fin qui la versione del ragazzo, che, però, omette un particolare rilevante per la ricostruzione dei fatti. La titolare dello stabilimento respinge le accuse di omofobia e ha annunciato l’intenzione di rivolgersi ai carabinieri per fornire la sua versione. «Non mi interessa se è o non è gay, sono cavoli suoi. Lui stava dando a me uno schiaffo e io l’ho spinto. Nessuno gli ha messo le mani addosso». «Questo ragazzo – ha aggiunto la donna – è venuto un giorno ad aiutare un persona che era ospitata nella mia struttura e io gli avevo detto che ospiti non ne doveva portare; io sono sola e persone a casa mia non ne voglio». Il giovane protagonista della vicenda continua a rilasciare interviste confermando il contenuto della sua denuncia, ma senza ricordare che è stato lui ad alzare le mani e a spaventare la donna.