Tunisino ucciso in spiaggia: rissa tra immigrati sotto gli occhi dei bambini

18 Lug 2015 14:26 - di Priscilla Del Ninno

Tunisino ucciso in spiaggia: le agenzie battono quella che potrebbe sembrare una notizia come le tante – troppe – che purtroppo affollano la cronaca nera, d’estate soprattutto. E invece no: il caso di  Salah Boussedra, il trentatreenne tunisino ucciso venerdì sera da un connazionale durante una rissa a Savona, dato il contesto e le modalità con cui è avvenuto, e i precedenti che lo caratterizzano, assume a questo punto tutt’altri connotati sociali…

Tunisino ucciso da un connazionale

Cominciamo col dire, intanto, che la vittima aveva richiesto asilo politico a Milano: dunque era uno degli immigrati in attesa di uno status giuridico che ne giustifichi la presenza all’interno dei nostri confini. Non solo: secondo la ricostruzione della vicenda fornita dalla polizia, alle 22 di venerdì sera l’uomo che girava tranquillamente per i lidi nostrani, avrebbe iniziato a litigare con Mohammed Addaji, un connazionale di 39 anni, al momento arrestato per l’omicidio e con a carico precedenti per reati contro la persona, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale e, come se tutto ciò non bastasse, anche destinatario di un provvedimento di espulsione emesso dal questore di Ascoli nel 2013: dunque, uno dei tanti clandestini che non avrebbe dovuto essere in Italia, a Savona per l’esattezza…

La rissa e l’omicidio

In base a quanto fin qui trapelato, a fare scatenare il diverbio, poi finito in tragedia, sarebbe stato un debito di gioco di 300 euro che Addaji doveva a Salah Boussedra. I due hanno iniziato a litigare animosamente e, sotto l’effetto dell’alcol, nel giro di breve sono arrivati a colpirsi con dei cocci di bottiglia. Nella rissa è rimasto coinvolto anche Abdelaziz Boussedra, 31 anni, cugino della vittima, senza fissa dimora, ma di fatto residente in via Milano, incensurato. Durante il litigio Addaji avrebbe inferto il colpo letale a Boussedra, recidendogli l’arteria radiale destra. Una lite furibonda – culminata in un efferato omicidio – annunciata da pesanti minacce e culminata in una serie di colpi e di stilettate che volavano: il tutto a cielo aperto, sotto gli occhi – e a poca distanza fisica – da ignari cittadini riunitisi nello stabilimento balneare divenuto scena di un orribile crimine, ma che fino a pochi istanti prima era il tranquillo scenario di una festa con degustazione di cibi riservata alle famiglie della zona, una spiaggia affollata di famiglie con bambini al seguito, ignari testimoni atterriti da quanto stava avvenendo sotto i loro occhi. Non solo, addirittura c’è chi è stato sfiorato dai colpi di bottiglia, chi è caduto a terra rimanendo contuso per evitare i duellanti, chi infine ha dovuto coprire gli occhi ai piccoli per non farli assistere alla terrificante scena di un uomo che muore dissanguato.

Famiglie e bambini, involontari testimoni

È tutto quanto ricostruito dai testimoni della rissa scoppiata in un bar di Savona e terminata in un vicino stabilimento balneare, Bagnarci, dove era in corso una festa organizzata per famiglie locali e tranquilli vacanzieri interessati alla scoperta e all’assaggio di pietanze tipiche del luogo. Una cornice bucolica, di cui hanno fatto scempio il tunisino morto e il suo assassino, che indiffirenti alla folla di mamme e piccoli ospiti, si sono rincorsi nel locale armati di cocci di bottiglie, rovesciando tavoli e sedie tra lo stupore e il terrore di bimbi, genitori impietriti e anziani preoccupati. I duellanti «avevano gli occhi spiritati ed erano completamente insanguinati», hanno raccontato poi alcuni testimoni. Alla fine uno dei due è crollato a terra tra i tavoli, dove è morto per le ferite riportate all’addome e a una gamba. Il rivale, anche lui coperto di sangue per diversi colpi inferti con un’arma da taglio, è stato invece ricoverato in ospedale. L’omicida è stato catturato dai carabinieri intervenuti in ausilio alla polizia. E non è ancora tutto: nell’occasione, all’arrivo delle forze dell’ordine è stato anche denunciato per favoreggiamento un cittadino cinese, proprietario del bar in cui è iniziata la rissa: è accusato di avere pulito il pavimento del locale, i muri esterni e il marciapiede, prima dell’arrivo della polizia, ostacolando dunque il regolare svolgimento delle indagini. L’altra faccia dell’accolgienza, insomma: quella che culmina in storie di ordinaria criminalità – e di sfregio alla vita, al buon senso e all’ordine costituito – tipiche di una società multietnica mal controllata e ormai ingestibile…

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