Tagli alla Sanità, manca il numero legale. Ncd fa la fronda a Renzi e Lorenzin

27 Lug 2015 19:24 - di Ezio Miles

Tagli alla Sanità, manca per la quarta volta il numero legale nell’Aula del Senato. La seduta è tolta e viene riaggiornata  alla mattina del 28 luglio. Così il 27 luglio non si sono riuscite a votare le pregiudiziali di costituzionalità presentate dalle opposizioni al decreto enti locali. Nella maggioranza è bagarre. Ncd ha fatto la fronda al suo ministro Lorenzin. E naturalmente anche a Renzi. I tagli alla Sanità sono materia troppo impopolare (e antipopolare) per filare via liscia. Fatto sta che nell’Aula del Senato, al momento della verifica del numero legale, erano presenti 19 senatori di Ncd su 36. Per il Pd ce n’erano 95 su 113 e per le Autonomie 6 su 19. Così  la seduta riprenderà, non solo con il  decreto tagli alla Sanià, ma anche con la richiesta da parte del governo della fiducia, come conferma il sottosegretario Luciano Pizzetti. “Se non vengono a lavorare di lunedì pomeriggio – osserva Pizzetti visibilmente contrariato per le assenze – vuol dire che lavoreranno martedì sera…”.

I tagli  previsti non sono del resto uno scherzo. Si parla di 10 miliardi. “Se si prosegue così – denuncia Luca Coletto, coordinatore degli assessori regionali alla Sanità – salta il sistema della universalità della sanità pubblica e tutte le Regioni andranno in Piano di rientro. In sostanza, oltre alle tasse, gli italiani dovranno pagare le prestazioni sanitarie privatamente”. Nella sanità si è tagliato in passato si continua a tagliare. Ora ci ripropongono altri 10 miliardi in meno: bisognerebbe avere il coraggio di applicare i costi standard”. Il motivo per cui non vengono applicati, secondo Coletto, è che “tante Regioni, applicando i costi standard, andrebbero sotto. Inoltre non applicarli fa sì che c’è ci guadagna. Applichiamoli in modo deciso: sono una cartina di tornasole”. Quanto alle misure riguardanti l’appropriatezza delle prescrizioni “non abbiamo visto ancora nulla. Era una proposta del ministero, ci dica cosa vuole”. Per Coletto, lo stesso Patto della salute è da rivedere: “l’ultimo articolo – spiega – prevede che, qualora fossero cambiate le situazioni rispetto a quanto sottoscritto, il Patto era da rivedere. Le situazioni sono cambiate eccome: è diminuito il Fondo sanitario, innanzitutto, e quindi quel Patto non è più condivisibile in quei termini”.

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