Radici cristiane, quando Giscard rifiutò la lettera di Giovanni Paolo II
Giovanni Paolo II scrisse una lettera da consegnare per tramite di un politico italiano all’allora presidente della Convenzione europea Valery Giscard d’Estaing per perorare direttamente con lui la causa dell’inserimento delle radici giudaico-cristiane dell’Europa nella Costituzione europea cui la Convenzione stava lavorando. Ma incontrando questo “intermediario”, Giscard D’Estaing rifiutò la consegna della missiva rispondendo che «se la poteva tenere in tasca».
Il no di Giscard d’Estaing
È un retroscena svelato da monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio della Nuova evangelizzazione e allora cappellano di Montecitorio, intervenendo alla presentazione del libro di Antonio Preziosi Immortale. Da Lolek a San Giovanni Paolo II, la grande storia di un uomo venuto da lontano. «Allora – ha raccontato monsignor Fisichella – Giscard d’Estaing disse che “altri” non avevano voluto accettare quel riferimento, ma da mie fonti so che lui stesso non volle. Un personaggio italiano venne contattato dalla Santa Sede per consegnare una lettera del Papa. Giscard gli rispose: «È bene che la tenga in tasca e non me la consegni».
Le radici cristiane
Durante la storica trasferta romana dell’ex presidente della Repubblica francese nel 2002, Giovanni Paolo volle incontrarlo proprio per illustrare le preoccupazioni della Santa Sede sui contenuti religiosi e spirituali della nuova Europa, uno dei temi più controversi della Costituzione europea all’epoca in via di stesura. Giscard, uscendo dall’ incontro avuto con il Papa e successivamente con il cardinale Angelo Sodano e il ministro degli Esteri, monsignor Jean Louis Tauran, si disse fiducioso sulla possibilità di «fare un buon lavoro» senza però sbilanciarsi. Non è un mistero che Giscard d’Estaing fosse piuttosto freddo all’idea di contemplare riferimenti religiosi che potessero minare il totem della laicità della Costituzione.