La polizia in piazza Alimonda raccoglie firme per togliere la lapide di Giuliani

8 Lug 2015 17:32 - di Paolo Lami

Una raccolta di firme fin dalle prime luci dell’alba per chiedere la rimozione, da piazza Alimonda, a Genova, del monumento che ricorda Carlo Giuliani, l’estremista di sinistra che cercò di uccidere, tirando un estintore, il carabiniere Mario Placanica. E poi un dibattito dal titolo inequivocabile: “L’estintore quale strumento di pace: un’evoluzione lunga 14 anni! Dalla devastazione ed il saccheggio al reato di tortura, dal divieto di manifestare con il volto travisato al numero identificativo per le Forze dell’Ordine“.
Si annuncia rovente la manifestazione che la segreteria regionale ligure del Coisp, il sindacato di polizia, ha organizzato il 20 luglio prossimo a Genova, proprio in piazza Alimonda dove Carlo Giuliani morì, colpito dal proiettile sparato dal carabiniere Mario Placanica. Che, isolato e assalito da più parti, tentò di difendersi da quell’orda scatenata.
«Finalmente dopo 14 anni dai tragici fatti del G8 genovese saremo in piazza Alimonda per ricordare quei giorni, per ricordare gli scontri di piazza, le scene di devastazione e saccheggio con il pensiero che un estintore possa diventare un’arma da usare contro le Forze dell’ordine – esulta il leader ligure del sindacato indipendente di polizia, Matteo Bianchi – si discuterà anche su temi caldi quali i fatti della scuola Diaz e della caserma di Bolzaneto con tutti i successivi sviluppi che ci sono stati in questi anni sia dal punto di vista giuridico che deontologico per gli appartenenti alle Forze dell’Ordine e non solo».

Due anni di richieste per ottenere il permesso dalla burocrazia

Non è stato facile organizzare questa manifestazione osteggiata dalla burocrazia e da una certa politica. Ci sono voluti due anni e un mucchio di carte e timbri per superare un’incredibile resistenza. «Quest’anno, dopo vari tentativi, siamo riusciti ad ottenere di poter svolgere la nostra democratica iniziativa proprio in Piazza Alimonda, grazie ad una richiesta formale inviata alle autorità competenti il giorno 19 Luglio 2013, dopo l’ennesimo divieto che ci era giunto proprio quell’anno dalle autorità preposte – rivela Bianchi – e oggi, grazie ad un anticipo di oltre due anni, non si è più potuta bloccare questa nostra iniziativa che, ribadiamo, non vuole essere assolutamente etichettata come una boutade o peggio ancora una provocazione, ma vuole essere un momento costruttivo dal quale però far emergere il G8 genovese in tutta la sua cruda e difficile realtà evitando che diventi per l’ennesima volta solamente un pretesto per attaccare nuovamente l’operato delle Forze dell’ordine».
Il segretario del Coisp ci tiene a sottolineare che non vi è alcun intento provocatorio: «questa nostra iniziativa che si sta protraendo nel tempo non vuole essere affatto un attacco alla famiglia Giuliani ma una vera e propria azione per il senso civico della città di Genova che a tutt’oggi, per bocca dei propri rappresentanti politici locali e di chi ha autorizzato materialmente la posa in opera di detto monumento, non ha ancora ricevuto una spiegazione su quale esempio possa essere per le generazioni future la memoria di Carlo Giuliani; forse per come ci si debba sentire in qualche modo autorizzati nel cercare di uccidere dei rappresentanti delle Forze dell’ordine?», si interroga Bianchi.

Commenti

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  • Lucia 15 Gennaio 2018

    Sono assolutamente d’accordo con loro! Non vedo come sia stato possibile porre una lapide ad delinquente! E’ una vergogna che sia stata pensata ed attuata ed è giusto che almeno in ritardo venga tolta!