Gabrielli, se la smania di protagonismo supera il senso dello Stato

18 Lug 2015 13:34 - di Mario Aldo Stilton
gabrielli mafia capitale

Il prefetto Franco Gabrielli dice, al Corriere della Sera, che i cittadini di Roma che protestano contro l’arrivo di un contingente di extracomunitari «si sono fatti strumentalizzare dagli estremisti». E poi spiega, al Messaggero, che «c’è razzismo» e che «ne accoglieremo altri». Applausi dalla sinistra. Attacchi dalla destra. Tuttavia, al netto delle polemiche, la domanda da porsi è semplice: può farlo? Può dirlo? Può un prefetto della Repubblica, un funzionario dello Stato, pagato con i soldi dei cittadini per vigilare affinchè gli stessi vivano sereni e protetti, dare giudizi politici? Perchè non c’è dubbio che, nella fattispecie, di giudizi squisitamente politici si tratti. Sia quando indica le «strumentalizzazioni» sia quando annuncia ciò che non può competergli, ovvero il riferimento al fatto che di immigrati «ne arriveranno altri». No, non ci siamo. Noi non siamo d’accordo col prefetto Gabrielli. Dissentiamo. Diciamo con forza che non ci piace il suo protagonismo. Perchè pensiamo che il compito di un prefetto della Repubblica, nella fattispecie quello di Gabrielli, non sia di giudicare i concittadini né, men che meno, annunciare o imporre scelte politiche, ma di tutelare i diritti della popolazione. Il primo dei quali è il diritto a vivere sicuri in casa propria. Se poi Gabrielli vuole davvero contrastare i veri o presunti populismi, i veri o presunti razzismi e tutte le vere o presunte strumentalizzazioni lasci l’incarico statale. Si dimetta, rinunci allo stipendio pagato dal contribuente (pure dal cittadino presunto “razzista”) e si candidi. Si faccia eleggere. Si presenti al giudizio del popolo con gli onori e gli oneri che ne conseguono. Perchè, forse, il punto è proprio questo. Forse vuole entrare in politica il prefetto Gabrielli. Anche perché mostra una certa dimestichezza con interviste e telecamere. E magari sogna pure di soffiare la leadership della sinistra a Matteo Renzi, riunendo sotto le bandiere piuttosto sgualcite della tolleranza e dell’antirazzismo le tante nostrane sinistre disperse e deluse. E, allora coraggio signor prefetto di Roma: rompa gli indugi e annunci la sua discesa in campo. Senza paura e contro tutti quei cattivi che lucrano sulla disperazione. Non i cittadini che reclamano sicurezza. Ma quelli come Luca Odevaine, per intenderci.

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