Formaggi senza latte: la Ue, messa all’angolo dall’Italia, rinvia il problema
Formaggi senza latte? No grazie. Un no che riecheggia in tutta Europa e che riassume un primo importante successo italiano nella difesa del made in Italy. Della sua eccezionalità. Della sua tipicità. A rendere noto questo primo successo messo a segno dal nostro Paese al tavolo di Bruxelles è la Coldiretti che sottolinea che, con una nota inviata il 10 luglio dal segretariato generale della Commissione Europea alla Rappresentanza Permanente dell’Italia presso l’Unione Europea, è stata accordata una proroga fino al 29 settembre 2015 del termine di risposta alla lettera di «diffida» sull’infrazione n.4170 con la quale, in pratica, si vuole imporre all’Italia di produrre «formaggi senza latte», ottenuti con la polvere.
Formaggi senza latte: l’Italia mette all’angolo la Ue
Un no chiaro e netto, sostentuto dal Bel Paese in seguito alla mobilitazione promossa dalla Coldiretti, che ha messo all’angolo la Commissione europea, costretta dalle circostanze a concedere una proroga sulla richiesta rivolta all’Italia di porre fine al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari previsto storicamente dalla legge nazionale. «Si tratta di un segnale di attenzione importante che prende atto del grande consenso generale raccolto dalla nostra manifestazione in Italia che ci auguriamo si traduca in decisioni definitive nell’ambito del negoziato che si apre ora con le Autorità italiane» ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo. E del resto, «il via libera alla polvere di latte – precisa la Coldiretti – mette a rischio 487 formaggi tradizionali censiti dalle Regioni italiane, ottenuti secondo metodi mantenuti inalterati nel tempo da generazioni, ma omologa e abbassa anche la qualità del Made in Italy e fa aumentare il rischio frodi». Per non parlare dei danni all’immagine, alla tradizione e alla qualità del brand, già duramente messo alle prove da sofisticazioni, falsi d’autore e concorrenti sleali che, in tutto il pianeta, provano a riprodurre – con ben altri ingredienti – il pecorino, ma del Caucaso, o la mozzarella fatta con latte, o addirittura cagliate, stranieri, con un aumento esponenziale della tendenza a falsificare le etichette, la maniera più semplice di ingannare il consumatore.
Made in Italy sotto assedio
E così, beffa dopo beffa, norma aggiuntiva dopo norma aggiuntiva, e denuncia dopo denuncia, in questo interminabile braccio di ferro tra Italia e nomenclatura europea, giorno dopo giorno si rosicchia via via sempre di più un pezzo di credibilità del marchio che ci rende (rebbe) unici al mondo… Anche per questo, allora, la petizione lanciata dalla Coldiretti a riguardo chiede l’impegno del Governo e del Parlamento per garantire la sopravvivenza della legge vigente sul divieto di detenzione e utilizzo della polvere di latte, al fine di tutelare i cittadini, garantendone la massima consapevolezza, e di difendere la distintività e l’eccellenza del vero made in Italy agroalimentare, di cui il settore lattiero-caseario rappresenta una componente strategica in termini economici e di reputazione dell’Italia nel mondo. Perché dopo l’olio adulterato, la pasta ottenuta da grano non coltivato in Italia e il vino senza uva – ormai “classici” in commercio – non si arrivi anche alla degenerazione del formaggio fatto senza il latte fresco.