Dalla Grecia impegno per le riforme. Le banche rimangono ancora chiuse

8 Lug 2015 18:53 - di Redazione
La sede della Bce

Le banche in Grecia resteranno chiuse almeno fino a venerdì, così come fino a venerdì prossimo resteranno in vigore i controlli sui capitali. Lo rende noto il ministero delle finanze ellenico, secondo quanto riferisce Bloomberg. La Grecia ha chiesto con una lettera ufficiale un terzo programma di assistenza finanziario al fondo salva Stati Esm, della durata di tre anni. Quindi un piano di medio-lungo periodo. Non fa cifre per il momento, anche se nella lettera della settimana scorsa alle istituzioni aveva chiesto 30 miliardi di euro e il Fmi di recente aveva parlato di 50 miliardi necessari. È possibile che Atene faccia una richiesta economica specifica nei prossimi giorni, ma non influirà sull’offerta definitiva che sarà fatta dal direttore dell’Esm, Klaus Regling. Ecco quello che il governo propone in cambio degli aiuti, ma per ora sono impegni generici perché la lista dettagliata deve arrivare entro giovedì a mezzanotte. Riforme: «In linea con i principi del programma di medio-lungo periodo, la Grecia si impegna in un piano di riforme globale nell’area della sostenibilità di bilancio, stabilità finanziaria e crescita economica di lungo termine». Per dimostrare l’impegno, propone di varare «nell’immediato, cioè dall’inizio della prossima settimana, una serie di misure tra cui la riforma del fisco e quella delle pensioni». Inoltre, dice Atene, arriveranno anche provvedimenti per rafforzare e modernizzare l’economia. Il governo greco si impegna a presentare la lista dettagliata entro il 9 luglio. Debito: Su questo argomento, la richiesta espressa nella lettera è più generica e moderata rispetto alle passate missive. Atene, «come parte di una discussione più generale, accoglie con favore la l’opportunità di esplorare potenziali misure da prendere in modo che il suo debito pubblico diventi sia sostenibile sia affrontabile nel lungo termine». E si impegna a «onorare tutti i suoi obblighi verso i creditori», ricordando la sua volontà di restare nell’Eurozona e di rispettarne le regole.

La Bce non aumenta alla Grecia la quota di liquidità d’emergenza

Intanto si apprende che la Banca Centrale Europea lascia ferma la liquidità di emergenza (Ela) alle banche greche a 89 miliardi di euro. Il consiglio direttivo della Bce rivedrà l’ammontare dell’Ela il prossimo 13 luglio, secondo quanto aggiungono le fonti. No comment da Francoforte. La Grecia ha formalmente chiesto aiuto all’Esm, l’European Stability Mechanism, ossia il meccanismo permanente di stabilizzazione finanziaria d’Europa creato nel 2011 per far fronte agli choc innescati dalla crisi del debito sovrano nell’Eurozona. Nato dalle modifiche al Trattato Europeo approvate il 23 marzo 2011 e sottoscritto dai Paesi membri della moneta unica l’11 luglio 2011, ha sostituito il Fondo europeo di stabilità finanziaria e serve a stabilizzare la zona euro in un ottica di lungo termine per salvaguardare l’integrità dell’area e la stabilità finanziaria. L’Esm è dunque un nuovo fondo salva-Stati e salva-banche concepito con una dotazione di 700 miliardi di euro e ha il compito di supportare i partner dell’Eurozona in difficoltà mettendo a disposizione risorse finanziarie. L’aiuto, però, viene concesso solo a condizione che sia rispettato un piano di risanamento economico elaborato sulla base di un’analisi di sostenibilità del debito pubblico compiuta dalla Commissione europea insieme al Fondo monetario internazionale e alla Banca centrale europea. Il ricorso all’assistenza finanziaria dell’Esm è volontario e lo Stato membro che intende usufruirne deve presentare una formale richiesta al Presidente del Consiglio dei governatori dell’Esm. La richiesta verrà poi valutata dalla Commissione europea insieme alla Bce e, se necessario, al Fmi. L’Esm può garantire assistenza finanziaria attraverso quattro canali: concedendo i classici prestiti; fornendo assistenza finanziaria preventiva attraverso apposite linee di credito; accordando prestiti destinati a ricapitalizzare le banche in difficoltà e acquistando titoli del debito pubblico sui mercati primario e secondario in modo da garantire l’effetto di scudo anti-spread fortemente voluto da Mario Draghi.

 

 

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