Baby rapinatori nel barese: menavano i coetanei per rubargli lo smartphone

14 Lug 2015 13:35 - di Martino Della Costa

Due baby rapinatori finiscono in manette, assieme ad altri complici in corso di identificazione: rapinavano smartphone di ultima generazione a loro coetanei, principalmente a Cassano delle Murge e ad Acquaviva delle Fonti, nel barese. Sempre più organizzati. Sempre più subdoli. Sempre più aggressivi: una violenza, quella giovanile, che disorienta e inquieta sempre di più.

Baby rapinatori di smartphone

Nel caso in oggetto si tratta in particolare di un quindicenne e di un diciassettenne pugliesi di Cassano delle Murge: nei loro confronti i militari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale per i minorenni di Bari su richiesta della Procura della Repubblica. I due sono accusati, a vario titolo, di rapina aggravata, tentata estorsione e lesioni personali commesse tra il 4 gennaio ed il 31 marzo di quest’anno. Sette le rapine contestate, di cui quattro compiute a Cassano delle Murge (il 4, 16, 23 gennaio e 31 marzo) e tre ad Acquaviva delle Fonti (il 17, il 20 e 22 gennaio). Una serie di azioni a raffica, quelle messe a segno, eseguite con velocità e grazie ad una particolare strategia messa in atto anche con altri componenti esterni alla mini gang, magari maggiorenni, che in una sorta di manovra di accerchiamento, aggredivano le vittime in un  momento di solitudine, o in cammino su strade isolate.

Le strategie dei colpi

I colpi avvenivano quasi sempre in pieno giorno, a breve distanza temporale gli uni dagli altri, e in concorso con altri complici che avvicinavano i giovani studenti, colti da soli nelle immediate adiacenze di scuole, piazze, fermate di autobus o a bordo di mezzi pubblici, li minacciavano, aggredendoli e rapinando loro i cellulari. Talvolta le ignare vittime, avvicinate col pretesto di dover fare una telefonata urgente, consegnavano forzatamente  ai malfattori il cellulare che poi, naturalmente, non ritornava più nella loro disponibilità. Altre volte, con violenza, gli indagati accerchiavano in gruppo i giovani studenti e dopo averli minacciati, ingiuriati e percossi, li costringevano a consegnare lo smartphone intimandogli di non denunciare l’accaduto poiché avrebbero subito più gravi ritorsioni. In una circostanza, in particolare, dopo aver rapinato il cellulare ad un ragazzino, hanno intimato alla fidanzatina dello stesso di consegnar loro del denaro al fine di ottenere la restituzione del telefonino. Sono state le denunce delle vittime, poi risultate riconducibili per modus agendi e testimonianze, a far avviare le indagini.

 

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