Addio IMU: la mossa berlusconiana di Renzi per recuperare consensi

12 Lug 2015 7:29 - di Redazione

Forse Matteo Renzi ne fa una giusta. Meglio sarebbe dire ne farà, perché finora siamo alle intenzioni, per di più rigorosamente smentite per non svegliare il can che dorme, che sarebbe poi Bruxelles con i suoi burocrati tutti casa e conti. Di che si tratta? Dell’abolizione dell’Imu sulla prima abitazione, cancellata da Silvio Berlusconi nel 2008 e reintrodotta da Mario Monti nel 2011. Nonostante le promesse di abrogazione fatte all’epoca del governo Letta, la tassa sull’immobile in cui si vive non è stata mai di fatto eliminata. Le si è cambiato no me, si è spostata l’imposizione per farla apparire non più statale ma comunale, si è annunciata anche una rivoluzione per unificarla con altre gabelle che pesano su chiunque abbia un tetto, al fine di rendere il prelievo più agevole.

IMU addio: sarebbe questa l’idea shock di Matteo Renzi

Se da un lato – scrive Maurizio Belpietro su “Libero” – è vero che il modo più semplice e sicuro per fare cassa è tassare la casa, dall’altro alzare le imposte sugli immobili è anche il sistema perfetto per deprimere il Pil. Non soltanto l’introduzione dell’Imu ha bloccato il mercato immobiliare, facendo crollare i prezzi degli alloggi e dunque arrecando un danno patrimoniale alle famiglie che faticosamente ne erano divenu te proprietarie, ma si è anche fermato il mercato dell’edilizia, ossia un settore che da (dava) lavoro a centinaia di migliaia di persone.

IMU ha ammazzato edilizia e mercato immobiliare

Se si facessero i conti con precisione si scoprirebbe dunque che la decisione del professor Monti di reintrodurre la tassa sugli immobili, compresi quelli in cui si abita, è stata a dir poco disastrosa. Per recuperare una trentina di miliardi, l’ex rettore della Bocconi ne ha buttati al vento centinaia, se non migliaia. Tra imposte di registro andate in fumo per assenza di compravendite, contributi e Irpefdei lavoratori dell’edilizia, Irap sulle imprese del settore, prelievo sugli incassi di mediatori e notai – senza contare l’indotto dei produttori di mobili e di arredatori e architetti – si arriva con rapidità a cifre che sono dieci volte superiori all’incasso immediato raggiunto dall’economista in loden. Se poi a ciò si somma il deprezzamento del mercato immobiliare, che secondo recenti stime si aggira sui 1.300 miliardi, si capisce il danno provocato dal gruppetto di signori che, grazie a Napolitano e alla Merkel, sono saliti in cattedra per darci lezioni.

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