Maroni tuona: “Dobbiamo chiudere le moschee, come in Tunisia”

30 Giu 2015 7:18 - di Redazione

Finalmente anche in Italia si squarcia il velo dell’ipocrisia. E’ stato necessario un atto terroristico, ma soprattutto un gesto senza precedenti da parte de governo di Tunisi: chiudere 80 moschee “pericolose”. Sono passati quattro giorni dalla strage a Sousse ma gli echi – scrive “La Repubblica” – ancora arrivano in Lombardia, dove il governatore Roberto Maroni coglie l’occasione per chiedere una stretta sul diritto di culto degli islamici: «Se la Tunisia chiude le moschee, dopo l’attentato a Scusse, vuoi dire che quella è la strada da seguire, dato che la Tunisia non può essere considerata un Paese contro l’Islam», dice, aggiungendo che la sua speranza è che «il ministero dell’Interno e il governo non si facciano prendere da ideologismi, mettano in primo piano la sicurezza dei cittadini e, se necessario, chiudano, anche, le moschee».

Per Maroni chiudere le moschee è la strada da seguire

Dichiarazioni che rinforzano quelle dell’assessore all’Urbanistica Viviana Beccalossi (Fdi) che da due giorni attacca il governo Renzi, reo di aver impugnato davanti alla Corte Costituzionale la normativa regionale sui nuovi luoghi di culto, entrata in vigore a gennaio, fra mille polemiche: “Renzi rinunci a cancellare la nostra legge. Noi non ci fermiamo: chi non rispetta le regole, in Lombardia non costruisce moschee”.

L’ira delle associazioni islamiche: no a maggior sicurezza e controllo.

La nostra legge va in quella direzione e alla luce di quanto sta avvenendo, si rivela non solo opportuna ma anche necessaria. C’è il rischio di commistione tra culto religioso e attività parallele». In effetti, la nuova legge sui luoghi di culto in Lombardia (dove risiedono oltre 400mila musulmani) prevede vari vincoli fra cui la distanza di sicurezza dalle chiese, la consonanza al paesaggio lombardo, parcheggi smisurati e videosorveglianza. E alla legge chiamata “antimoschee” si appellano i sindaci per cercare di chiudere i locali dove gli islamici si trovano a pregare senza autorizzazioni.

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