Accusato di evasione, Gino Paoli invitato all’università a dare lezioni di fisco
In Italia funziona così: se ti comporti bene, paghi le tasse e metti i soldi sul conticino sfigato delle Poste dopo aver preso il numeretto, nessuno ti dice bravo e magari ti ritrovi pure una cartella pazza di Equitalia tra capo e collo. Se invece evadi il fisco e porti i tuoi soldi in una banca svizzera attraversando il confine con una valigetta in pelle umana, magari qualcuno ti chiede anche di tenere una lezione all’università su come è brutto pagare le tasse.
Lezioni di fisco, da che pulpito…
Un po’ quello che è accaduto a Gino Paoli, il grande cantautore di sinistra coinvolto in un’inchiesta su una presunta evasione fiscale da due milioni di euro per compensi ricevuti alle feste dell’Unità e portati all’estero, sottraendoli all’Erario. In attesa che Paoli faccia chiarezza e magari, come tutti noi speriamo, dimostri la sua assoluta innocenza, ci saremmo aspettati di vederlo magari a Castrocaro a dare lezioni di musica ai giovani talenti della canzone italiana, non certo in un contesto accademico a dare lezioni ai ragazzi sul fisco, in virtù di credenziali “importanti”, come sostengono i giudici.
Gino Paoli e le innocenti evasioni
Come racconta oggi Repubblica, Paoli ha consegnato i diplomi di Innovazione al master della Pubblica amministrazione nella sede della Camera di Commercio di Genova, in un incontro patrocinato dall’Università, dal Mipa, dalla facoltà di Scienze politiche e dall’Inps. Il cantautore, al cospetto degli studenti, si è concesso ironie e critiche sul fisco italiano, come se niente fosse accaduto: «Di chi sono figlie le tasse in Italia? Delle gabelle di conti e marchesi mentre gli americani avevano tutt’altro approccio, raccoglievano soldi per costruire scuole e opere pubbliche. L’Italia è il Paese dei commercialisti perché nessuno ci capisce più niente, manca il buon senso…». Ma dove nasce quell’invito a salire in cattedra? Il motivo ufficiale è una canzone di Paoli, l'”Ufficio delle cose perdute”, che qualcuno ha letto come una metafora della pubblica amministrazione. Bah. Qua di perduto, finora, ci sono solo i 740 del cantante. Ne sembra convinto anche il Rettore dell’Università di Genova, Paolo Comanducci, che un po’ s’è imbarazzato: «Non ne sapevo nulla, è un’iniziativa inopportuna data la delicata situzione in cui è coinvolto Gino Paoli». La lezione c’è stata, ma a sua insaputa. Un classico