Anche i giovani di Confindustria contro il Governo: “Chiedete solo tasse”
“Il Sole 24 Ore” racconta di “Un discorso apprezzato dalla platea con una ventina di applausi, il più forte quando il leader dei giovani industriali, Marco Gay, si è rivolto al presidente del Consiglio: «presidente Renzi, il confronto aperto e moderno con noi è necessario per creare politiche per il paese, noi siamo a disposizione». E ancora: «coinvolgeteci, sfruttateci, per le idee e non solo per le tasse». La dialettica, ha continuato Gay, «non ci fa paura». Perché «non ci accontentiamo di avere azioni postergate dell’Italia, investire in questo paese significa anche avere responsabilità, essere il consigliere indipendente del cda, contribuire a scriverne il business pian, il piano industriale,ilpiano sociale». Nessun interesse a scendere in campo, quindi, ma a fare la propria parte: «il nostro capannone aperto significa questo, porte aperte alla società e a chi ha il compito di guidarla. Non lo facciamo per interesse ma perché l’Italia ci interessa». Ed è proprio questo lo slogan del convegno dei Giovani imprenditori che si è aperto ieri a Santa Margherita: “Ci interessa. Visione, strategia, politiche” e si concluderà oggi, con l’intervento del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, subito dopo quello del ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi“.
Troppe tasse e troppa burocrazia: i giovani industriali si lamentano
Politica e impresa hanno a che fare l’una con l’altra, è la riflessione di Gay, non possono fare a meno l’una dell’altra. Oggi fare impresa in Italia non è diventato più semplice e per questo, spiega, «sulle tasse, sulla burocrazia, sulle infrastnitture, continueremo a ripetere le cose che abbiamo detto». Ma non diremo più, ha aggiunto, lasciateci in pace. «Non vogliamo essere lasciati in pace, vogliamo costruirlaquellapace. Il tempo del piove governo ladro è finito».
“Basta con il piccolo”, spiega Gay. Le imprese devono crescere
I Giovani vogliono sporcarsi le mani. Il paese è debole, ci sono flebili segnali di ripresa, perché non ha saputo prendere decisioni. E allora il presidente dei Giovani propone la sua sfida, agli imprenditori e alla politica. Per le imprese è quella della crescita dimensionale, il vero gap che ci separa secondo Gay dalla Germania. Creare multinazionali tascabili, aziende più strutturate, capaci di creare un mercato. Però per riuscirci, sostiene, serve un ecosistema che lo consenta: difficile pensare di avere gli stessi risultati dell’Inghilterra se la deduzione per chi investe in nuove imprese è pari all’85% del capitale e m Italia è del 19-20 per cento. Per la politica, la sfida è abbattere i contenziosi amministrativi, le 32mila stazioni appaltanti, «ce ne basterebbe una, ci accontentiamo di 32»; le opere pubbliche avviate e bloccate «il costo del non fare è pari al 4,9% del pil, cresceremmo al ritmo della Ciña». E poi bisognaprocedere sulla riforma della pubblica amministrazione.