Comunali, nel successo del centrodestra l’impronta di Alleanza Nazionale

16 Giu 2015 15:53 - di Giacomo Fabi

C’è un dato politico non emerso nelle analisi elettorali sul turno amministrativo conclusosi con i ballottaggi di domenica scorsa. Un dato che dice poco o nulla ai commentatori perché riguarda esclusivamente la destra e, di conseguenza, chi di destra non è non li può cogliere. Un po’ come le cime manzoniane (“note solo a chi è cresciuto tra voi”) che scorrevano sotto gli occhi di Lucia nel suo famoso “addio ai monti”. E infatti di nomi poco noti alla grande stampa parliamo, che tuttavia rappresentano molto nelle piccole grandi storie della destra italiana.

La provenienza da Alleanza Nazionale accomuna molte vittorie

Che si tratti della lusinghiera affermazione di Alessandro Urzì, giunto al ballottaggio a Bolzano, o dell’apporto determinante per la vittoria del centrodestra ad Arezzo di Francesco Macrì, di Fratelli d’Italia-An, oppure della vittoria di Francesco Metta a Cerignola, città simbolo e sacra alla politica visto che ha dato i natali a Giuseppe Di Vittorio e a Pinuccio Tatarella, o ancora della brillante riconferma di Umberto Di Primio alla guida di Chieti, il tratto unificante di questi personaggi è la comune provenienza “aennina”. Un’impronta ben visibile anche a Matera dove si è rivelata determinante per strappare la città dei Sassi, designata quale capitale europea della cultura, ad un pd ortodosso come Salvatore Adduce l’unghiata di un vecchio leone come sostenuto Nicolino Buccico, pubblicamente schierato in favore del patto civico che ha sostenuto la candidatura vincente di Raffaello Giulio De Ruggieri. E l’elenco potrebbe continuare.

La riscossa parte dal territorio. Sarà come nel ’93?

E non stupisce che la vitalità della destra sia emersa in occasioni delle elezioni comunali piuttosto che in quelle regionali. La forza dei singoli candidati e delle loro singole storie, di uomini, di amministratori, di politici, rifulgono in misura molto più netta nelle prime che nelle seconde. La città è una comunità naturale, dove la reputazione e il vissuto di un candidato risultano determinanti nell’attribuzione del consenso. Contano in misura decisamente inferiore, invece, quando ci si misura in una competizione che ha come destinazione finale l’approdo in un ente burocratizzato e spurio come le Regioni. E per quanto – avrebbe detto Battiato – sia difficile «trovare l’alba dentro l’imbrunire» non è invece impossibile intravedere in questi successi un sottile filo rosso che finisce per legarli idealmente alle grandi vittorie del ’93 ottenute da tanti esponenti della destra missina. Ora come allora, la materia prima e cioè la credibilità degli uomini, c’è. La scommessa – anche questo ora come allora – è riunirli in un nuova, grande sfida.

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