Moderati addio, il centrodestra è cambiato. Lo scrive anche “Il Corriere”
Massimo Franco su “Il Corriere della Sera” lancia l’allarme: “”Il centrodestra così come lo abbiamo conosciuto per vent’anni e passa non c’è più, e su questo non ci piove. La destra, però, è sopravvissuta al declino di Silvio Berlusconi, per via del successo ancora largamente da indagare della Lega, si capisce; ma anche perché i suoi elettori cosiddetti moderati si sono rivelati sordi ai richiami del «partito della nazione» renziano, qualsiasi cosa esso sia. Più precisamente. Di destre ne sono sopravvissute varie, alcune (Forza Italia, i seguaci di Angelino Alfano) per il rotto della cuffia, altre (la Lega) trionfalmente.
Oggi ci sono tante destre: chi le metterà insieme?
Si tratta di forze molto diverse, addirittura antagonistiche tra loro: tutto sta a capire se saranno in grado di trovare chi sia capace di federarle e di dare loro qualcosa di simile a una piattaforma comune, senza di che il processo di disintegrazione, tamponato a sorpresa nelle elezioni regionali, si riaprirebbe irreversibilmente. Ci riuscì, vent’anni fa, Berlusconi, creando ex novo tra le macerie di Tangentopoli un partito, il suo, e stringendo alleanza con due destre tra loro incompatibili, la Lega al Nord e il Movimento sociale (non ancora Alleanza nazionale) al Sud.
Addio moderati, il centrodestra è cambiato per sempre
Di qui al giorno delle elezioni politiche, specie se si arriverà al 2018, possono naturalmente succedere, m Italia e fuori, tante cose. È difficile, però, immaginarne qualcuna in grado, a destra, di tagliare l’erba sotto i piedi alla Lega e di ridare fiato a un centrodestra inteso a qualsiasi titolo come la «Casa dei moderati», non fosse altro perché dei «moderati», chiunque essi siano, si sono da un pezzo smarrite le tracce. Così che oggi è lecito supporre che, in assenza di clamorose novità, a contendersi il ruolo di competitor di Renzi nel ballottaggio, se al ballottaggio si andrà, saranno Salvini (o una destra comunque fortemente «salvinizzata») e il Movimento 5 Stelle: due forze politicamente agli antipodi, almeno all’apparenza, ma entrambe dichiaratamente e risolutamente antisistema, che per vie molto diverse sono state capaci prima di guadagnare la scena, poi di insediarvisi in forma stabile (sempre che la parola stabilità abbia ancora un senso).
Renzi lancia l’assalto ai moderati, ma senza successo
Non è necessario essere particolarmente maliziosi per immaginare che a Renzi una simile prospettiva non dispiacerebbe poi troppo: con avversari di questo tipo, che per loro natura coalizzano contro se stessi un fronte assai più ampio di quello che riescono a mettere insieme, può supporre, il Partito democratico si ritroverebbe in partenza la vittoria in tasca, magari superando il muro del quaranta per cento già al primo turno, anche se la sua prova al governo si rivelasse inferiore alle promesse e alle attese, se i suoi problemi di identità e i suoi aspri contrasti interni rimanessero irrisolti.