Di Battista: “Io Sindaco di Roma? Le regole del M5S me lo impediscono”

12 Giu 2015 7:58 - di Redazione

Su “La Stampa” si legge che “più di qualcuno pensa che Ignazio Marino dovrebbe dimettersi per far spazio a un candidato sindaco che possa affrontare il nome forte del M5S che da giorni ormai circola insistentemente come un’ossessione per il Pd: Alessandro Di Battista. È lui, una delle icone mediatiche del M5S, che la folla pentastellata evoca quando assedia il Campidoglio e sogna la conquista della Capitale.

Di Battista Sindaco? “Non posso candidarmi. Devo prima finire il mandato”

Dibba lo esclude: «Non posso candidarmi. Devo prima finire il mandato. Queste sono le regole del M5S e valgono per tutti, nessuno escluso». Ma il popolo del M5S vuole lei. «No, davvero, non è possibile. Mi piacerebbe, ma da noi funziona così . Abbiamo questa regola e rispettarla è una questione di serietà. Altrimenti non possiamo prendercela con chi, come Alessandra Moretti, saltella da un posto all’altro, dal parlamento a Bruxelles alla Regione Veneto, e poi fare la stessa cosa».

Di Battista: “Il Pd non molla Marino”

Non crede che questa sia una situazione del tutto eccezionale e un’occasione per voi? Forse anche Luigi Di Maio in Campania avrebbe avuto ottime chance. «Avrebbe sicuramente fatto bene, ma il mandato deve essere completato. Capisco che a volte può essere considerato un limite storico ma noi del Movimento siamo fatti così . E poi vedo che loro non mollano».

Per Di Battista il Pd ha paura di Giorgia Meloni

«Basta girare Roma per capire che i cittadini sono stufi e nella stragrande maggioranza sono con noi. Ma loro restano attaccati alle poltrone come le cozze. Anche Marino, lo terranno li. Più Renzi vede che la città è con noi, più si spaventa e blinda Marino per non correre il rischio di andare al voto. Anche perché il Pd sa che anche a destra c’è un candidato forte che piace alla gente come Giorgia Meloni». Il M5S spinge per lo scioglimento del Comune? «Perché, lo scioglieranno? Non penso proprio andrà cosi. Per me dovrebbero farlo. Ma se davvero lo fanno, poi passerà un anno e mezzo prima delle elezioni, e loro non vogliono».

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