Settimo Torinese: violenze all’asilo, ma le maestre conservano il lavoro
Ci sono i filmati. Settimane di filamati dei carabinieri da cui, a quanto si apprende, oltre ai rimproveri verbali, sono emersi strattonamenti e, in alcuni casi, percosse. Eppure per tre maestre di un asilo comunale di Settimo Torinese, insieme alla denuncia per maltrattamento, è scattata la sospensione solo dall’insegnamento. Le tre donne sono state trasferite in altri uffici comunali. Continueranno, se ne deduce, a prendere lo stipendio.
«Manca la comunicazione ufficiale del Tribunale»
Il direttore dei servizi generali del Comune di Settimo Torinese, Stefano Maggio, ha spiegato che il trasferimento in ufficio è stato, di fatto, l’unica misura possibile, perché «non abbiamo ancora ricevuto comunicazioni ufficiali da parte del Tribunale». «Sulla vicenda abbiamo avuto solo informazioni ufficiose, per questo non possiamo prendere provvedimenti di sospensione», ha proseguito Maggio, spiegando che per l’amministrazione resta «in attesa di ricevere dal Tribunale comunicazioni formali che ci consentiranno di adottare i provvedimenti previsti dal contratto nazionale». Se è vero quello che dice il dirigente, questo ritardo nella comunicazione è una situazione accettabile? È accettabile, per una comunità ferita, pagare anche un solo giorno di stipendio in più a chi è sospettato di un reato così odioso? E se non fosse vero, chi deve rispondere di questa situazione? Ma, soprattutto, qualcuno ne risponderà? Le indagini sono ancora in corso e non si tratta di sospendere i principi del garantismo, ma di applicare quelli del buon senso: l’efficienza della macchina giudiziaria e amministrativa, in questi casi, non può essere un valore aggiunto. La burocrazia non può far più male delle percosse. E questo senza voler entrare nel merito di come e quando la magistratura italiana ritiene di dover applicare le misure cautelari preventive.
Una brutta storia, che «lascia senza parole»
È vero, dopo il caso dell’assoluzione delle maestre di Rignano Flaminio, il tema dei maltrattamenti a scuola consiglia cautela. Ma allora non c’erano immagini a supportare i sospetti dei genitori. In questa inchiesta coordinata dal pool fasce deboli della procura di Ivrea, la faccenda appare diversa: gli allarmi lanciati dalle famiglie, che avevano notato strani comportamenti nei bambini, devono aver trovato una conferma nelle immagini filmate dalle forze dell’ordine, altrimenti non si spiegherebbero nemmeno le denunce e il riferimento degli inquirenti a un «clima di paura e stress» tra i bambini. Cosa avrebbero dovuto fare queste maestre perché il loro caso venisse segnalato tempestivamente e affrontato con tutti i crismi dell’ufficialità? Pestarli a sangue, i bambini? «Noi come amministrazione restiamo a disposizione di Procura e carabinieri e speriamo venga fatta al più presto luce su questa brutta vicenda», ha detto il sindaco di Settimo Torinese, Fabrizio Puppo, parlando con tutte le ragioni di una «brutta notizia che lascia senza parole».