La parrucchiera “razzista”? I penalizzati sono i bianchi, la notizia non interessa
Non pervenuta alle orecchie della sinistra e non menzionata o relegata a una breve di cronaca dai grandi quotidiani nazionali. È il modo in cui è stata affrontata la notizia della parrucchiera africana che, a Padova, applicava prezzi diversi per i clienti «black» e per quelli «white». A vantaggio dei primi. Un caso che pone una domanda: se i penalizzati fossero stati i «black», la notizia avrebbe avuto lo stesso trattamento?
Il tariffario etnico della parrucchiera
Sul tariffario a base etnica, esposto in bella vista in negozio, non ci possono essere molti dubbi: a fianco di ogni servizio era indicato il prezzo per i «white» e quello per i «black». Il taglio di capelli? Per un bianco costava 10 euro, per un cliente nero 6. La barba? 5 euro a fronte di 3. Il pacchetto barba e capelli? 15 euro per i «white» contro 8 per i «black». «Questo è razzismo, noi siamo contro il razzismo, chi difende questo stato di cose è razzista», ha detto l’assessore comunale Fabrizio Boron, che ha denunciato la vicenda insieme al presidente del Consiglio comunale Roberto Marcato, postando un video con il tariffario sulla pagina facebook del sindaco Massimo Bitonci, che a sua volta ha condiviso le immagini chiedendo: «Chi sono i razzisti adesso?».
L’esposto per violazione della legge Mancino
«Non è razzismo, faccio pagare di meno i neri perché con loro in 10 minuti finisco. I bianchi mi chiedono di più, lavaggio, taglio, gel, ci vogliono 40 minuti», si è giustificata la parrucchiera, nei confronti della quale non è stata elevata alcuna multa, ma che ora rischia una denuncia per violazione della legge Mancino, in base alla quale i vigili starebbero preparando un esposto un Procura. «Immaginiamoci se fosse successo a un parrucchiere italiano», ha commentato il vicensindaco e assessore al Commercio, Eleonora Mosca.