Un Osama bin Laden “privato”: ecco i nuovi documenti diffusi dalla Cia
Come disse il giornalista Tommaso Besozzi a proposito dell’omicidio di Salvatore Giuliano e della dubbio veridicità versione ufficiale, «di sicuro c’è solo che è morto»… A quattro anni di distanza dalla morte di Osama bin Laden, avvenuta in Pakistan per mano americana e annunciata dallo stesso presidente Obama subito dopo l’operazione dei Navy Seals e della Cia, l’intelligence Usa avrebbe diffuso centinaia di documenti trovati nel covo di Abbottabad, sequestrati dagli americani dopo l’uccisione di Osama e di altre persone mai identificate, forse membri della sua famiglia. In realtà non c’è neanche la certezza che i documenti – che vorrebbero sembrare vere e proprie lettere dalla latitanza – siano autentici, così com non è chiaro perché siano stati diffusi, tra l’altro neanche tutti, perché molto rimarrebbero ancora top secret, a sentire l’intelligence Usa. Comunque, secondo questi documenti, Osama riteneva che era inutile perdere tempo con la creazione di uno Stato Islamico in Nordafrica. «Meglio concentrarsi sull’attacco ad ambasciate e compagnie petrolifere americane». Osama bin Laden avrebbe dato questi consigli nelle comunicazioni inviate non solo ai leader di al Qaida sparsi nel mondo, ma anche ai leader di altri gruppi dell’estremismo islamico. Lettere, messaggi, carte da e per bin Laden aprirebbero uno squarcio sul privato del terrorista saudita, che – sempre secondo questi documenti – avrebbe scritto anche a una delle sue quattro mogli per informarsi sulle attività dei figli, raccomandando anche loro – e questa è grossa – di non frequentare cattive compagnie. Insomma, se l’intento di mettere in ridicolo Osama bin Laden, che ancora oggi in certe regioni asiatiche è un attentino mito, esso appare fallito.
Osama bin Laden, quando verità e menzogna si intrecciano
Anche perché in casi delicati come questo è la menzogna a farla da padrone. Uno dei maggiori giornalisti investigativi pachistani, Amir Mir, è sicuro di aver identificato la spia che avrebbe rivelato alla Cia il nascondiglio di Osama Bin Laden e permesso l’assassinio nel 2011 del leader di Al Qaeda. Secondo il giornalista del quotidiano The News International, che ha sede a Karachi, l’informatore sarebbe stato un ex generale dell’esercito pachistano morto nel 2014 a 79 anni, Usman Khalid, che viveva da tempo come esule a Londra. Ma la famiglia dell’ex ufficiale, in una intervista al Daily Telegraph, nega che ci sia Khalid dietro la rivelazione di quelle preziose informazioni. «Non ha alcun senso», ha detto Abid Khalid, figlio dell’ex generale. «All’epoca dei fatti mio padre soffriva di cancro ed entrava e usciva dall’ospedale», ha aggiunto. Ma la storia è più fondata di quanto si creda: l’ipotesi di un super-informatore che avrebbe venduto il luogo dove si nascondeva la primula rossa del terrorismo è stata infatti anche sostenuta di recente in un articolo del giornalista premio Pulitzer Seymour Hersh pubblicato sulla London Review of Books. Il reporter investigativo, oltre ad accusare la Casa Bianca di aver mentito sulla missione esclusivamente americana per eliminare Bin Laden, fa riferimento a un alto ufficiale dell’esercito pachistano dietro la fondamentale soffiata, che sarebbe stata pagata milioni di dollari.