Cannes si riscopre nazionalista: i francesi bocciano i registi italiani

25 Mag 2015 7:52 - di Redazione

Niente da fare: secondo “Il Mattino” di Napoli, la giuria di Cannes sceglie il tricolore di casa. “La giuria presieduta dai fratelli Coen esclude dal palmares i tré autori italiani, anche se proprio Moretti, Sorrentino e Garrone erano stati tra i più applauditi”. I fratelli Coen: «Gli italiani? Nonavevamo premi per tutti». È un affronto? È un’ingiustizia? È uno schiaffo all’orgoglio nazionale? Domande mal poste. Conoscendo il nostro paese e il piccolo mondo del cinema, così sensibile ai premi e così incapace di vero rinnovamento, sentiamo già montare le geremiadi”.

A Cannes vince il cinema francese: nessuno scandalo

“Mai come quest’anno possiamo capire la delusione di chi era convinto che ce l’avremmo fatta. Perché i tré film erano molto diversi e tutti diversamente ambiziosi: in inglese, per il mercato intemazionale, insomma “l’illusione di essere entrati nel Grande Gioco era davvero insidiosa”. E se «Il racconto dei racconti» non ha convinto tutti, «Youth» e «Mia madre» godevano di ampi consensi. Eppure la giuria guidata dai fratelli Coen ha fatto altre scelte. In buona parte condivisibili se mettiamo da parte – come è giusto- l’orgoglio nazionale”.

Eppure «Youth» e «Mia madre» godevano di ampi consensi

A cominciare dalla Palma d’oro, che consacra il talento inquieto di un regista non più giovanissimo ma capace di rimettersi totalmente in gioco, facendo un film senza attori di richiamo che illumina in un colpo solo le due facce di quella che chiamiamo l’emergenza banlieue. Senza cedere di un millimetro ne sul rigore del racconto, ispirato in buona parte alle vere esperienze del protagonista, ex-bambino soldato nello Sri Lanka e ora scrittore, Antonythasan Jesuthasan.

I fratelli Coen sono stati equilibrati nei giudizi

Qualcuno giudicherà eccessivo il Gran Premio all’unico esordiente in gara, l’ungherese Laszlo Nemes. Ma almeno nessuno potrà accusare i Coen di aver favorito l’area anglosassone (o l’amico Sorrentino, o l’amico Turturro, come si malignava in giro).

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