Obama recita il solito copione: a Renzi le identiche parole che disse a Letta

17 Apr 2015 19:51 - di Mario Aldo Stilton

Era già rimasto “impressionato”, Barack Obama. Solo che quella volta, nello studio ovale, alla Casa Bianca, aveva ricevuto Enrico Letta. Ma evidentemente l’aggettivo deve piacergli parecchio. Perchè adesso l’ha appioppato anche a Matteo Renzi. E già perchè il presidente a stelle e strisce, forse per pigrizia o, più probabilmente, perchè dell’Italia non gliene importa una patata lessa, ha utilizzato praticamente le stesse identiche parole di quasi due anni fa per complimentarsi con il presidente del consiglio volato finalmente (erano almeno sette mesi che si rodeva e aspettava) a rendergli omaggio. Allora, era il 17 ottobre del 2013,  alla sua destra spaparanzato in poltrona c’era  un eccitatissimo e sorridentissimo Lettanipote. Uno che americano si sentiva dalla nascita. E che pensava di durare pure a lungo. Un anno e mezzo dopo, invece, il buon Barack, impegnato a passare alla Storia – tra una stretta di mano vigorosa con Raul Castro e una sbirciatina ammiccante ad Hassan Rouhani – s’è ritrovato seduto sempre alla sua destra e sempre ultrasorridente questo ragazzotto toscano.

Obama e la pratica Renzi

Cosicchè, siccome il tempo è tiranno e gli impegni sono tanti, ha pensato che sarebbe stato inutile cambiare disco: meglio continuare a dire all’italiano di turno esattamente quello che lui voleva sentirsi dire e, poi, passare alla ciccia. Così lo ha accolto con un italianissimo “buongiorno” e l’ha fatto accomodare dicendosi innamorato dell’Italia. “Sono rimasto impressionato” ha sibilato quindi con quel suo sorriso fresco di dentifricio. Impressionato “dall’energia e dalle riforme di Renzi” of course. Ora, passi per l’impressione (che, abbiamo detto, è il suo biglietto da visita) e per l’energia (che se c’hai quarant’anni è pressochè di serie). Ma il fatto che Obama non tenga in alcuna considerazione il dossier Italia è proprio dato da quell’accenno alle “riforme” di Matteuccio nostro. Accenno rimasto tale, perchè nessuna vera “riforma” avrebbe potuto indicare il presidente Usa per il semplice motivo che nessuna vera riforma Renzi ha prodotto. Dopodichè, tra un sorriso e uno “yes, we can” (che avrebbe tanto emozionato  il regista Walter Veltroni), Obama ha impartito gli ordini al fedele alleato: dall’Afganistan non potete ritirarvi subito. Non ci pensate nemmeno; la Libia è un problema vostro: risolvetelo!; fate di tutto per tenere la Grecia nell’euro e non consegnatela a Putin; occupatevi di cibo (con l’Expo) perchè quello lo sapete fare. Matteo Renzi ha recepito: mostrava una tale contentezza il nostro premier che non gli è parso vero di poter annuire. Impressionato, si direbbe.

 

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