Migranti, ecco cosa succede dall’Australia alla Ue. Ma in Italia…
Le recenti tragedie dei migranti nel Mare Mediterraneo ripropongono un doveroso ripensamento delle politiche di accoglienza. Nel caso dell’Italia, poi, urge – e da tempo – cambiare strategie rivelatesi fin qui inadeguate. Quanto meno inefficaci sul piano del contrasto all’immigrazione irregolare come su quello strutturale dell’accoglienza.
Migranti: ecco cosa succede
Tra i vari a cimentarsi sull’argomento proponendo una possibile exit strategy, c’è l’ammiraglio in congedo ed esperto di diritto marittimo internazionale, Fabio Caffio, a cui si deve la proposta formulata in queste ore dei primi, indispensabili passi, da compiere per frenare quelli che sempre più spesso sono ormai viaggi della morte. Ecco, allora, in sintesi, l’elenco delle diverse politiche adottate dai diversi Paesi, con un focus particolare sul Bel Paese, tra i più coinvolti dal problema migratorio.
1) L’Italia. Le indicazioni fornite da Caffio vanno dal blitz nei porti libici usati come basi per le partenze (sono pochi e ben conosciuti) per «rendere inservibili» i barconi impiegati dai trafficanti di uomini per i viaggi verso l’Europa ad interventi a tutela dei migranti che potrebbero essere oggetto di ritorsioni, fino ad «iniziative di informazione che possano raggiungere i profughi in procinto di partire, mirate a contrastare chi dice loro che basta pagare per arrivare sulla sponda del Mediterraneo ed il più è fatto». Serve poi, osserva ancora l’esperto, «la cooperazione dei Paesi nordafricani per fare la lotta agli scafisti sul piano giudiziario e bloccare i flussi finanziari che li sostengono», oltre che essere indispensabile «un accordo per lanciare un’operazione di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, visti i limiti, non solo di uomini e mezzi, ma anche di mandato di Frontex. Ora l’Italia è sola a sopportare il peso di questa attività».
2) Europa. Una realtà in cui le politiche di immigrazione sono di competenza dei governi nazionali – arrivano principalmente siriani, iracheni, eritrei, somali e molti altri migranti dall’Africa sub-sahariana. I Paesi di approdo sono principalmente l’Italia, la Grecia e Malta. Le destinazioni preferite sono Gran Bretagna, Germania, Francia e Svezia. I migranti, raccolti nei centri di accoglienza, vengono nutriti e viene garantita loro assistenza sanitaria. Ad alcuni viene anche concesso asilo dopo una adeguata procedura.
3) Usa. Negli Stati Uniti esiste la lotteria degli immigrati che – pagando una quota – sognano che il loro nome venga estratto. La prima legislazione sull’immigrazione è del 1790. Negli ultimi due secoli si sono susseguite norme per fermare il flusso di migranti e per fissare delle quote. Nel 1952 viene creato un Servizio per la Naturalizzazione e l’Immigrazione.
4) Cina. Nel 2013 il Celeste Impero ha varato una nuova legge sull’immigrazione che rende più dure le punizioni per gli stranieri che entrano illegalmente nel Paese, che rischiano la detenzione.
5) Russia. Il Paese ha varato una legge federale sullo stato legale dei cittadini stranieri nel 2002 in base alla quale chiunque varchi la frontiera del Paese deve ottenere un documento valido di immigrazione. Per richiedere un permesso di soggiorno lavorativo si deve provare di avere già un’offerta di lavoro. Se entro 90 giorni la richiesta non viene accettata gli immigrati devono immediatamente lasciare la Federazione, pena l’arresto e la conseguente deportazione.
6) L’Australia. È meta di barconi provenienti dall’Iraq, Iran, Pakistan, Afghanistan, Sri Lanka, Cina, Somalia, Sudan, Myanmar e Vietnam. La maggior parte delle imbarcazioni lascia l’Indonesia con destinazione Christmas Island, a circa 345 km a sud di Giava. Molti arrivano senza passaporto, rendendo difficile il loro rimpatrio. Ma da luglio 2013 Camberra rifiuta di concedere permessi ai rifugiati via mare. A Christmas Island esiste un centro di detenzione per i richiedenti asilo.
7) Indonesia. Rappresenta più che altro una meta di transito. Qui sbarcano migranti dall’Afghanistan, Iran, Myanmar, Sri Lanka e Paesi mediorientali: ma la loro destinazione finale è l’Australia. La geografia del Paese, con le sue migliaia di isole, fa dell’Indonesia uno dei principali Paesi di passaggio. Giakarta non ha siglato nel 1951 la Convenzione sui rifugiati Onu e non riconosce dunque la condizione di rifugiato, né concede asilo. Ospita 13 centri di detenzione.
8) Malaysia. Approdano molti migranti dal Myanmar, Sri Lanka, Pakistan, Somalia, Siria, Iraq, Iran, Afghanistan, Yemen e Sudan, ma sempre con destinazione finale l’Australia. L’arresto e la detenzione sono le risposte del governo di Kuala Lampur. Non esistono campi di rifugiati e la maggior parte degli oltre centomila migranti vive nelle bidonville. Non possono lavorare e i loro figli non hanno diritto a frequentare la scuola.
9) India. Nel gigante asiatico giungono principalmente cingalesi. Vengono accolti in campi di rifugiati e possono anche lavorare.