Berlusconi, le toghe ci riprovano: “Ha compiuto reati durante l’affidamento”

20 Apr 2015 18:52 - di Redazione

Non contenti di averlo perseguito per tutta la sua vita, le toghe tentano ora nuovamente di incastrare Silvio Berlusconi. Ipotizzando che il leader di Forza Italia abbia compiuto reati durante il periodo di affidamento in prova. E si preparano a presentare ricorso contro il provvedimento del Tribunale di Sorveglianza che ha dichiarato estinta la pena per il caso Mediaset. E’ l’ultimo schiaffo della magistratura all’intelligenza degli italiani. La Procura generale di Milano ha chiesto ai pm dell’inchiesta “Ruby ter” atti dell’indagine nella quale Silvio Berlusconi è indagato di corruzione in atti giudiziari. La richiesta è finalizzata a valutare il ricorso contro il provvedimento del Tribunale di Sorveglianza che ha dichiarato estinta la pena per il caso Mediaset. La Procura generale di Milano ufficialmente vuole accertare se l’ex-premier abbia commesso reati nel periodo di affidamento in prova e, guarda caso, la Procura di Milano ha prontamente segnalato ai colleghi milanesi della Procura Generale che Silvio Berlusconi avrebbe corrotto alcuni testimoni fino al 17 febbraio. O almeno: è questo ciò che vorrebbero dimostrare i pm milanesi.
Da quanto si è saputo, infatti, nei giorni scorsi e prima dell’udienza dello scorso 9 aprile del Tribunale di Sorveglianza (che ha poi dichiarato estinta la pena di Berlusconi per il caso Mediaset, il 14 aprile), il sostituto pg di Milano Antonio Lamanna ha chiesto al procuratore aggiunto Pietro Forno e ai pm Tiziana Siciliano e Luca Gaglio alcuni atti dell’inchiesta cosiddetta “Ruby ter”. Indagine nella quale l’ex-premier è accusato di corruzione in atti giudiziari, assieme a 21 ragazze, Ruby compresa.
L’ipotesi della Procura, infatti, è che l’ex-presidente del Consiglio fino ad un paio di mesi fa abbia continuato a retribuire, anche con soldi in contanti, le cosiddette “oggettive” ospiti delle serate ad Arcore e poi passate sul banco dei testimoni, in cambio, secondo i teoremi dei magistrati milanesi, della loro reticenza o del loro silenzio.

L’assist della Procura al Pg: ha retribuito le olgettine…

Il sostituto Pg Lamanna ha chiesto documentazione sull’indagine per verificare se Berlusconi nel corso dei 10 mesi e mezzo di affidamento in prova ai servizi sociali (terminati lo scorso 8 marzo) abbia commesso dei reati e, in particolare, la presunta corruzione in atti giudiziari.
Una verifica per poi valutare se presentare o meno opposizione contro il provvedimento di declaratoria di estinzione della pena, depositato dai giudici del Tribunale di Sorveglianza dopo un’udienza “de plano”, nella quale, dunque, il sostituto pg non ha potuto esprimere pareri.
Dopo la notifica della decisione del Tribunale di Sorveglianza in Procura Generale (l’atto non è ancora arrivato), il sostituto Pg avrà 15 giorni di tempo per decidere se opporsi (sul ricorso deciderà sempre la Sorveglianza e poi si potrà andare fino in Cassazione) nel presupposto che il condannato affidato in prova abbia commesso reati durante il periodo di riabilitazione.
I pm, da quanto si è saputo, nei loro atti hanno indicato che il Cavaliere avrebbe commesso la presunta corruzione fino al 17 febbraio scorso.
Tra l’altro, da quanto si è appreso, la Procura di Milano avrebbe anche allegato alla documentazione estratti della sentenza della Cassazione sul caso Mills (Berlusconi è stato prosciolto per prescrizione) sui profili giuridici della cosiddetta corruzione in atti giudiziari “susseguente”, ossia la retribuzione al testimone che arriva successivamente alla presunta falsa testimonianza.
«Il martellante accanimento giudiziario contro Silvio Berlusconi non si arrende mai: il leader dei moderati italiani non può essere lasciato in pace – dice il deputato di Forza Italia Luca Squeri – Una parte della magistratura è pronta a cercare qualunque strada e qualunque pretesto per inseguirlo, colpirlo, per non consentirgli di avere gli stessi diritti degli altri cittadini di fronte alla giustizia, come quello a veder chiuso una volta per tutte un lungo capitolo giudiziario. L’obiettivo – conclude Squeri- è lo stesso di sempre: impedire al leader di Forza Italia di fare politica e allontanarlo dai suoi elettori. Obiettivo che non è mai stato raggiunto e mai lo sarà».

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