L’appello di Bagnasco: “Tunisi, l’Occidente non abbia paura”

19 Mar 2015 21:47 - di Redazione

Bagnasco lancia un appello alla calma. L’Occidente “non si deve assolutamente spaventare”, perché “sarebbe fare il gioco” dei terroristi né “deve raccogliere la provocazione perché l’Occidente reagisca e il mondo fondamentalista islamico possa urlare all’aggressione occidentale suscitando i sentimenti degli islamici in tutto il mondo”. Questa strategia del terrore e dell’orrore mira innanzi tutto a spaventare l’Occidente e questo non deve accadere”, ha osservato il presidente dei vescovi italiani, secondo il quale questa “tragedia ulteriore” si aggiunge “purtroppo a questo calvario che sembra non avere fine”. “Di giorno in giorno aumenta il numero dei morti, delle persecuzioni, delle autentiche barbarie”, ha sottolineato Bagnasco, ribadendo che si tratta di “una chiara provocazione”. “L’Occidente non cedere e trovare ogni altra via, soprattutto attraverso il mondo islamico e arabo mediorientale, per contenere e superare questo progetto, questa strategia mortifera per tante persone, ma anche per la civiltà e l’umanità”.

L’impoverimento del territorio

Durante la solennità di San Giuseppe Bagnasco è intervenuto anche sull’impoverimento del territorio italiano “Continua, implacabile, l’azione di depauperamento del tessuto produttivo legato al territorio: è vero che ci sono situazioni da sanare e nuovi mercati da conquistare. Ci chiediamo però se vi sia un progetto, un disegno d’insieme che permetta di affrontare i problemi in modo articolato e prospettico. Altrimenti si rischia, senza volerlo, di tappare dei buchi aprendo delle voragini”. “C’è dunque una visione del lavoro?” ha domandato il porporato aggiungendo: “Ci siamo messi attorno a un tavolo per parlare, pensare, proporre, forse sognare? Abbiamo fiducia gli uni degli altri, istituzioni, organizzazioni, privati? Il criterio per parlarsi è quello della furbizia e del sospetto, oppure quello di fare il bene della città e della gente? I mondi della finanza e dell’impresa si parlano con lealtà e collaborazione? Che cosa vogliamo che Genova sia? Genova è la nostra Nazaret, cioè la nostra casa e la nostra famiglia”.

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