Draghi bacchetta Renzi: «L’Italia ha aumentato le tasse»

26 Mar 2015 16:40 - di Corrado Vitale

Draghi in audizione alla Camera, buone notizie per l’Italia. “Il calo dei tassi d’interesse a lungo termine e il deprezzamento dell’euro, conseguenza del Qe, dovrebbero spingere la crescita italiana di un punto percentuale entro il 2016″. Buone notizie, nonostante Renzi . Il premier. non si faccia bello con i meriti altrui. Anzi, Draghi critica l’intollerabile imposizione fiscale nel nostro Paese. E bacchetta Renzi. “L’Italia ha consolidato i propri conti aumentando le tasse e tagliando gli investimenti pubblici, mentre la spesa corrente continua ad aumentare”. Più chiari di così… “Vi è chi crede – continua Draghi  – che la politica monetaria espansiva della Bce disincentiva le riforme strutturali, ma noi abbiamo un punto di vista opposto: la Bce crea le condizioni economiche migliori per fare le riforme strutturali”. L’Europa del futuro (se mai avrà un futuro) non dovrà essere più l’Europa die furbi. “Non siamo un’unione in cui alcuni pagano in permanenza per altri”.  Il fatto è che “le regole di bilancio nell’Eurozona sono state disattese più volte sottoponendo la fiducia reciproca a forte tensione”.  I Paesi devono darsi come obiettivo quello di sostituire le regole, che vanno rispettate, con “istituzioni più forti”.

Nell’audizione di Draghi c’è anche una forte apologia dell’Europa e un attacco alle posizione euroscettiche. “In vari paesi dell’Eurozona la crescita potenziale si è smorzata già prima dell’introduzione dell’euro”, passando per l’Italia dal 2,5% dell’inizio degli anni ’90 all’1,5% del 1999, e riducendosi ora a quasi zero secondo il Fmi. E poi, rincarando la dose: “Io personalmente penso che trincerarsi nuovamente dentro i confini nazionali non risolverebbe i problemi”. Secondo Draghi ci sarebbero ugualmente i temi della “bassa demografia e del debito alto” e “la disoccupazione finirebbe per aumentare”. “Chi vuol far paragoni, può avere un primo parametro” nello spread dell’Italia del 2011, cioè 500 punti base sopra il Bund tedesco, che “per inciso è quello precedente all’ingresso dell’Italia nell’euro”.

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