In vendita il Colosseo quadrato all’Eur. Persino il Pd insorge
Eur Spa ha i conti in rosso e allora ecco che il Palazzo della civiltà italiana (poi ribattezzato «della civiltà del lavoro»), il cosiddetto Colosseo quadrato, uno dei simboli della nostra architettura, potrebbe essere venduto, o meglio svenduto. Da giorni si rincorrono le voci che per una questione di casse vuote, per un questione di incapacità gestionale, la società che amministra un patrimonio immobiliare da centinaia di milioni nel quartiere romano voluto dal fascismo (al 90% di proprietà del Tesoro, al 10% del Comune) potrebbe venderlo come un ninnolo qualunque, come un qualunque immobile di pregio. Come si legge sul Corriere della Sera, bisogna terminare i lavori di quel “capolavoro” della Nuvola di Fuksas – che negli anni ha visto lievitare i costi da 270 a 400 milioni) e dunque di milioni – e dunque ne mancano 133 di milioni. Dove trovarli? Facile…
Colosseo quadrato, un simbolo
A sollevare il polverone uno che non ti aspetti, il senatore del Partito democratico, Raffale Ranucci che ha rivolto un’interrogazione parlamentare al ministro Padoan. Per il Colosseo quadrato c’è già un’offerta di 50 milioni del gruppo Arnauult- Fendi, che è già affittuario del prestigioso Palazzo. A breve deciderà l’assemblea dei soci, cioè il ministero dell’Economia e il Comune di Roma, spiega Pierluigi Borghini, dal 2009 presidente di Eur spa – «perché qui o si ricapitalizza o dovremo vendere gli immobili». Borghini conferma l’interesse del gruppo Fendi, anche se ammette che «c’è una disponibilità alla trattativa, ma 50 milioni è una cifra che rappresenterebbe un affare per l’acquirente».
Insorge pure il Pd
Il Palazzo della civiltà italiana è simbolo architettonico ormai da tempo “sdoganato”, apprezzato e imitato. Che sia un esponente di centrosinistra a sollevare una “crociata” per evitare un ennesimo scempio la dice lunga su una scelta decisione che – se presa- peserà come un magigno sull’irresponsabilità gestionale. «Il Comune rimane inspiegabilmente in silenzio ma comunque è impensabile vendere il Palazzo della civiltà del Lavoro – insiste Ranucci – sarebbe come cedere un pezzo di storia: certo è nato in un’epoca negativa ma là hanno lavorato i grandi architetti italiani, è il luogo del razionalismo, celebrato nel mondo. La “Nuvola” va assolutamente completata ma bisogna trovare i soldi altrove, non vendendo un pezzo di storia».