Foibe, una “operazione verità” della Fondazione An: lo dobbiamo all’Italia

10 Feb 2015 17:04 - di Franco Mugnai
foibe

È sempre con grande commozione che arrivo al Giorno del Ricordo. Il dramma dei martiri delle foibe e degli italiani che furono costretti a lasciare le loro case è qualcosa che mi colpisce come una ferita personale. Nella mia vita ho conosciuto e frequentato persone che erano state vittime di quella tragedia. Erano italiani, proprio come me. E proprio come me amavano la loro patria, che pure non seppe accoglierli e riconoscerli nel modo dovuto.

In nome dell’amore per l’Italia

Da uomo di destra, appartengo con orgoglio a quella parte politica che può dire di non aver mai abbandonato questi nostri connazionali e di essersi battuta negli anni, spesso inascoltata e osteggiata, perché l’ingiustizia abnorme che avevano subito venisse sanata. Ma oggi che arriviamo ormai all’undicesimo anniversario dell’istituzione del Giorno del Ricordo posso dirmi soddisfatto? Purtroppo no, ed è ancora dal punto di vista dell’uomo di destra che lo dico. Non fraintendetemi, non è una questione di appartenenza politica, non è il giochino perverso e squallido delle “foibe come affare della destra”. È esattamente il contrario, perché da uomo di destra il mio faro è l’amore per l’Italia, il sogno di una nazione che sappia sentirsi comunità, riconoscendo un bene superiore ai piccoli o grandi interessi di parte.

Su foibe ed esodo non possiamo dirci soddisfatti

Per questo, proprio guardando a quello che immancabilmente succede intorno al ricordo delle vittime delle foibe, non posso dirmi soddisfatto. Mentre vedo che le istituzioni a livello nazionale cercano di fare la propria parte perché questo giorno diventi davvero patrimonio condiviso, come testimonia la cerimonia di oggi alla Sala della Regina della Camera, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, percepisco che a livello “diffuso” c’è ancora molto da fare e, soprattutto, leggo con autentico dispiacere di contestazioni alle commemorazioni. So, perché vivo nel mondo, che ci sono delle colpe per questi atteggiamenti. Ma credo profondamente che non sia questo il tema su cui soffermarsi: faremmo torto alla memoria di quegli italiani, che mai scelsero di percorrere le vie dell’odio. Credo invece che il nostro compito sia quello di raccontare ciò che accadde, di continuare a promuovere la verità come abbiamo sempre fatto nei lunghi anni del nostro impegno politico per l’Italia. Un compito che oggi è affidato a tutti gli uomini e a tutte le donne che credono nella patria e che possono ritrovarsi ancora nella casa comune della Fondazione An.

Dalla Fondazione An una “operazione verità”

Per questo, come presidente, sono felice di dare il contributo mio personale e della Fondazione allo speciale del Secolo d’Italia in occasione del Giorno del Ricordo. Quella con il nostro giornale è una collaborazione che abbiamo già sperimentato e che mi piace considerare la vetrina di quella “operazione verità” che la Fondazione An porta avanti con convinzione, promuovendo, non solo in questi giorni, diverse iniziative utili a far conoscere la tragedia delle foibe con l’obiettivo di farla finalmente riconoscere come un dramma di tutta la nostra comunità nazionale.

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