Cerved, nel 2014 record di imprese fallite. Superata la soglia di 15mila

16 Feb 2015 12:47 - di Redazione

Dall’inizio della crisi nel 2008 sono fallite in Italia 82.000 imprese con la perdita di 1 milione di posti di lavoro. È quanto emerge dai dati raccolti dal Cerved (osservatorio nazione su fallimenti, procedure e chiusure di imprese) che calcola nel 2014 un picco di fallimenti, oltre 15.000.

Luci e ombre

Un anno di luci e ombre: complessivamente, secondo i dati raccolti dal leader in Italia nell’analisi del rischio del credito, sono 104 mila le aziende che hanno chiuso i battenti nell’ultimo anno, tra fallimenti, procedure concorsuali non fallimentari e liquidazioni volontarie. Un dato che segna comunque un’inversione di tendenza (-3,5%) rispetto al valore massimo del 2013.  La serie storica dei dati mostra chiaramente come i costi occupazionali siano stati elevatissimi, fino a raggiungere il picco nel 2013 quando 176 mila lavoratori hanno perso il posto di lavoro. Il dato 2014 è in lieve miglioramento rispetto allo scorso anno (175 mila posti; -0,5%) in quanto si è ridotta la dimensione media delle imprese che hanno portato i libri in tribunale. I posti di lavoro persi sono comunque più che raddoppiati rispetto al 2008: un incremento percentuale del 136%.

 La crisi del Nord Ovest

A livello geografico, l’area più colpita nel 2014 è il Nord Ovest, con oltre un terzo di impieghi persi, circa 59 mila (314 mila tra 2008 e 2014), di cui ben 40 mila solo in Lombardia (220 mila). Dal punto di vista settoriale, le aziende del terziario sono quelle più coinvolte, con 29 mila posti persi nei servizi non finanziari e 27 mila nella distribuzione.  In ambito manifatturiero, colpisce il caso del sistema moda dove l’emorragia occupazionale ha toccato i 9 mila posti di lavoro. «L’anno da poco concluso presenta, accanto ad aspetti negativi, anche elementi incoraggianti – commenta Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato di Cerved – la crescita record dei fallimenti del 2014 e le conseguenze sull’occupazione riflettono l’onda lunga della crisi, dovuta a più di sei anni di recessione e debolezza economica. D’altra parte, il calo delle liquidazioni volontarie è il termometro di un ritorno di fiducia da parte degli imprenditori che fa ben sperare per i trimestri a venire».

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