Sos sicurezza: integralisti islamici “omaggiati” dal sindaco Pisapia

13 Gen 2015 11:08 - di Ginevra Sorrentino

Alla faccia del monitoraggio e dei controlli il sindaco Pisapia, in controtendenza con la cautela attivata in queste giorni di orrore fondamentalista, finisce per dare ospitalità a due gruppi presenti nelle liste nere dell’antiterrorismo stilate da Germania ed Emirati. Così, nell’albo delle religioni del Comune di Milano – amministrazione che ha anche pubblicato il 30 dicembre 2014 un bando per assegnare tre aree della città alla costruzione di nuovi edifici di culto – compaiono due gruppi della black list  più attenzionata e temuta del momento. Uno schiaffo sferrato dal primo cittadino di Milano in faccia alla sicurezza dei cittadini tutti, e in controtendenza con l’invito a seguire norme di prevenzione e cautela in nome di una democrazia religiosa coatta e monodirezionale: un’ostentazione anticonformista prima ancora che ecumenica, quella di Pisapia; un atteggiamento a cui il fondamentalismo islamico, soprattutto negli ultimi giorni, ha dimostrato di saper rispondere con efferato autoritarismo armato da attivare contro la popolazione civile. Contro giornalisti indifesi, vigili in servizio e acquirenti inermi.

Il diritto alla sicurezza

Dunque succede che, proprio all’indomani dei tragici fatti di Parigi; a ridosso della immane marcia di unità internazionale di Francia, e comunque dopo anni di controlli operati dall’intelligence di casa nostra su alcune moschee attive all’ombra della Madonnina – via Jenner su tutte – in cui la linea di confine tra attività di proselitismo religioso e operazioni di indottrinamento radicale e reclutamento “militare” si è pericolosamente assottigliata, Milano scopre il fianco a pericolose infilitrazioni e si rivela terreno minato. E infatti, se da un lato la stessa giunta meneghina ha pensato di definire requisiti e modalità d’iscrizione nel suddetto albo delle associazioni e organizzazioni a carattere religioso presenti sul territorio metropolitano, a mo’ di censimento preventivo, dall’altro non “rileva” la pericolosa coincidenza che vede nella lista stilata ad hoc realtà e organizzazioni le cui sigle compaiono negli elenchi a rischio di alcuni paesi stranieri.

L’interrogazione di Dambruoso

Un caso dagli inquietanti risvolti portato alla ribalta in queste ore dal deputato di Scelta Civica, Stefano Dambruoso, esperto di terrorismo ed ex pm, che sulla questione ha pensato di presentare un’interrogazione scritta indirizzata al ministro dell’Interno. Una richiesta in cui, «dopo Parigi», il deputato esorta a un «supplemento di attenzione nell’affidare aree del comune di Milano per la costruzione moschee», troppo spesso silenziosi epicentri di diffusione dell’odio radicale da alimentare contro il nemico occidentale più che semplici centri di preghiera. Una constatazione che, anche prima dei recenti accadimenti tragici d’oltralpe, avrebbe dovuto indurre a una maggiore cautela nel vagliare e concedere ospitalità a richieste e gruppi provenienti dal mondo musulmano. Perché il diritto alla libertà di culto sostenuto ed equipaggiato dal sindaco Pisapia, non può ledere il diritto alla sicuerezza dei cittadini milanesi.

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