Sondaggio: il centrodestra unito può vincere, Renzi non convince più
La liaison tra Renzi e gli italiani è finita da un bel po’. A certificare il crollo del premier e del suo governo è un nuovo sondaggio che dimostra numeri alla mano che il centrodestra unito può tornare a vincere: ci sono, infatti, solo due punti di distacco tra le due coalizioni. Lo testimonia il sondaggio dell’Ipsos di Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera. Dai numeri emerge che se i partiti tornassero a coalizzarsi tra di loro la forchetta tra i due fronti sarebbe ridotta: 38,6% per il centrosinistra e 36,3% per il centrodestra.
Testa a testa
Guardando ai numeri, il Pd resta il primo partito con il 34,8%, ma ha perso ben sei punti rispetto alle europee. Sel è al 3,8 con un meno 0,2% e gli altri della sinistra hanno un 2,2 con una crescita dello 0,5%. Il Movimento cinque stelle nonostante tutte le liti interne e le espulsioni ha un leggero calo e si attesta al secondo posto con il 20,6 (-0,25). Al terzo posto si colloca Forza Italia con il 14,8 %, anche se rispetto alle europee ha perso due punti. C’è poi la Lega che fa un balzo in avanti con il 12,8% registrando un 4,7% in più rispetto a novembre e più che raddoppiata in confronto alle europee quando aveva ottenuto il 6,2%. Come scrive Pagnoncelli, va ricordato che nella sua storia ultraventennale la Lega ha superato il 10% dei consensi solamente in due occasioni (politiche 1996 e europee 2009). Seguono a ruota Udc con il 2% (+0,3) e Ndc 3,5% (+0,25). Fratelli d’Italia si attesta al 3,2 (+0,25). In sostanza, se si andasse a votare oggi con questi numeri la vittoria di Renzi sarebbe tutt’altro che scontata. «Se il centrodestra fosse unito possiamo battere Renzi e il Pd», ha scritto Daniela Santanché su Twitter. Il dato dell’astensione si mantiene stabile e riguarda un elettore su tre.
Meno consensi per il Pd
Le perdite del Pd, scrive Nando Pagnoncelli, «sembrano essere sostanzialmente correlate a quelle aree che avevano aperto il credito a Renzi con le elezioni europee e adesso sono in parte rientrate. In sostanza, si tratta di tre segmenti: ceti professionalizzati che dopo aver investito sul premier, tendono a tornare nell’area di centrodestra (in particolare Forza Italia); i bassi titoli di studio, le persone di età medio-alta, le casalinghe, da un lato più esposti alla crisi, dall’altro più delusi nelle attese (qualche volta messianiche) verso il governo, che si orientano maggiormente verso la destra (Lega e FdI); infine giovani e studenti, che si orientano verso la Lega in primis e poi le forze centriste. Il Pd sembra quindi almeno in parte perdere il tratto di partito «pigliatutti» che era emerso con le elezioni europee».