Ma quali glasnost e perestrojka, nel 1991 Gorbaciov invase la Lituania

9 Gen 2015 19:00 - di Antonio Pannullo

Tra le invasioni liberticide dell’Unione Sovietica sono famose quella dell’Ungheria, nell’ottobre del 1956, quella della Cecoslovacchia, nell’agosto del 1968 nella Primavera di Praga e, anche se un po’ meno, la repressione in Polonia del dicembre 1981 legata alle attività di Solidarnosc. Ma non sono queste le uniche invasioni dell’imperialismo comunista verso chi chiedeva la libertà: il colpo di coda finale il regime dell’Urss lo diede alla piccola Lituania, uno dei tre Stati baltici che dopo la Seconda Guerra Mondiale erano state annesse di forza al gigante sovietico. Il 9 gennaio 1991 vi fu l’ultima invasione dell’Armata Rossa in uno Stato sovrano: i carri armati del Cremlino entrarono nella capitale Vilnius per fermare il processo di indipendenza della piccola Repubblica. E a ordinare l’invasione militare fu addirittura l’insospettabile Mikhail Gorbaciov, che ai tempi parlava di glasnost e di perestrojka. L’allora presidente lituano, Vitautas Landsbergis, in seguito parlamentare europeo della Lituania libera, gestì al meglio la situazione, e dopo un drammatico discorso alla popolazione in diretta tv, si barricò nella sede del governo con i membri del Consiglio supremo che nel marzo precedente avevano dichiarato l’indipendenza.

L’attacco alla torre della televisione

A questo punto le cose precipitano: l’Urss fa affluire soldati, mezzi e forze speciali che occupano i punti nevralgici della nazione. Il 13 gennaio c’è il famoso – quanto dimenticato – assalto alla torre della televisione lituana, nel corso della quale si registrano 14 manifestanti lituani uccisi (due dei quali schiacciati dai carri armati), un soldato sovietico ucciso da fuoco amico, ci sono circa 700 feriti. La popolazione inizia una dura resistenza in tutta Vilnius: vengono costruite barricate nelle strade, manifestazioni spontanee si svolgono in tutto il Paese, il traffico ferroviario viene interrotto, mentre Gorbaciov chiede al Consiglio supremo dell’Urss di ripristinare la costituzione sovietica in Lituania. Scontri armati si verificano alle frontiere con l’Urss, incidenti in altre città lituane. Ovunque la folla si raduna in preghiera mentre le truppe sovietiche si ritirano. Per fortuna, le cose andarono diversamente che per Budapest o Praga: il governo lituano con Landsbergis si appellò al mondo denunciando gli attacchi armati sovietici e chiedendo di riconoscere il piccolo Stato baltico. La prima solidarietà giunse da Polonia e Norvegia. Manifestazioni di solidarietà con i lituani si svolsero nelle altre Repubbliche ex sovietiche come Estonia, Lettonia e Ucraina.

Dal 1° gennaio la Lituania adotta l’euro

Gorbaciov allora fece marcia indietro, sostenendo che nessuno aveva dato l’ordine di usare la forza a Vilnius, ma non fu creduto. In febbraio, con un referendum, oltre il 90 per cento dei lituani votò la propria indipendenza, ma le truppe dell’Urss rimasero ancora molti mesi sul territorio, tuttavia non vi furono più incidenti. Nel settembre 1991 Mosca riconobbe l’indipendenza di Vilnius, ma occorrerà attendere il 1993 prima che l’ultimo soldato invasore lasci la Lituania. Storie di ieri: nel 2004 il piccolo Stato baltico entra nella Nato e nella Ue, e da dieci giorni ha adottato l’euro.

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