Le primarie sono un fallimento. Ora lo ammette anche la sinistra

13 Gen 2015 12:58 - di Lando Chiarini

Forse Maurizio Gasparri un po’ esagera a dire che le primarie sono l’arma degli «sfigati senza voti» ma sicuramente coglie nel segno quando ne evidenzia l’usura crescente. In effetti, è così. La sinistra le aveva “inventate” per ungere con il crisma della legittimazione popolare personalità alla Prodi, che ne erano sprovvisti. Poi le ha adottate come modalità per selezionare i candidati. Mai, tuttavia,ha tentato seriamente di introdurle nel sistema politico attraverso una legge. Piuttosto, se ne è impossessata a mo’ di confine per distinguersi da una destra tutta “leadership e nominati”. Ma è solo con Matteo Renzi, innalzato proprio dalle primarie al vertice del Pd e poi Palazzo Chigi, che l’invenzione diviene la bibbia della “nuova” politica. Il suo exploit è talmente clamoroso da fare proseliti anche nel centrodestra.

Gli scandali di Roma, Napoli e Genova

A distanza di appena un anno, però, la musica è ben diversa e il Pd rischia persino di stramazzare per overdose di primarie. L’inchiesta romana su “mafia capitale” ha messo in luce legami, pressioni e convergenze tra ambienti affaristici, segmenti di criminalità organizzata e candidati. Prima ancora era già accaduto a Napoli: qui la consultazione fu addirittura annullata per overbooking di cinesi alle urne e alla fine il candidato anti-de Magistris fu imposto da Roma. Lo stesso rischia di ripetersi ora per scegliere l’alternativa a Caldoro alla guida della Regione. Importante ricordarlo, perché la bufera scoppiata sotto il Vesuvio fu immediatamente ricondotta a questione antropologica dei napoletani “brutti, sporchi e cattivi”. Oggi invece le cronache ci raccontano che in Liguria è accaduto lo stesso, con la differenza che qui a perdere contro una tale Paita é proprio il “cinese” Cofferati, già mito della sinistra ancièn regime.

La destra non “copi” le primarie del Pd

La misura dev’essere davvero colma se oggi il Pd è lacerato dal dilemma se archiviare le primarie oppure no. Stupisce perciò parte della destra (Giorgia Meloni, Raffaele Fitto e lo stesso Matteo Salvini) pensi di farne una bandiera di rinnovamento politico proprio mentre gli “inventori” delle primarie stanno realizzando che il loro effetto-novità è già svanito. Della massiccia mobilitazione che unse Prodi e incoronò Renzi restano ormai solo polemiche, scandali e ricorsi al giudice penale. Proprio non serve alla destra copiare il compitino della sinistra. Soprattutto quando il compitino è pure sbagliato.

 

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