De Blasio, la sua carriera di sindaco se ne va in fumo… di marijuana
È ormai scontro aperto tra la polizia e il sindaco di New York, Bill De Blasio. E se il colpo basso arriva dalla sua scorta, vuol dire che siamo alla guerra aperta. «Fuma marijuana in Municipio» è la voce che circola da giorni, messa in moto, secondo quanto ha rivelato il sito «Gawker», proprio dai suoi “angeli custodi”. A raccontare quest’ultimo capitolo della vicenda che vede ormai contrapposti il sindaco italo-americano con la polizia newyorkese è La Stampa. A insospettire è stata una frase di De Blasio durante una conferenza stampa: «Non fumo marijuana da quando ero all’università». Come nasce questa excusatio non petita, questa precisazione?
Canne in Municipio?
«Perché da tempo girano voci che abbia acceso qualche “canna”, insieme alla moglie Chirlane, nelle austere stanze della residenza ufficiale di Gracie Mansion. E chi ha sparso queste voci? La sua scorta, secondo quanto ha rivelato il sito «Gawker», confermando così che la guerra tra il primo cittadino e la polizia sta toccando i livelli più bassi, e pericolosi per la sicurezza della città». “Un sindaco tutto fumo”, chiosa Dagospia L’uso della marijuana è ormai legalizzato in molti Stati. All’epoca anche Bill Clinton aveva ammesso il peccatuccio quando era uno studente. È evidente, quindi, che il fine è quello di screditare con ogni mezzo l’immagine del sindaco con cui ormai la Polizia ha un contrasto insanabile «dopo le proteste razziali contro la brutalità degli agenti e l’uccisione a Brooklyn il 20 dicembre scorso dei detective Ramos e Liu. Queste indiscrezioni sulla marijuana circolavano da tempo ma ora si sono inasprite. L’ex detective del Nypd, Bo Dietl, è arrivato ad insinuare durante il programma della Fox Tv «Outnumbered» che il sindaco fuma nella residenza ufficiale: «Lascia ai poliziotti il loro mestiere, e torna alla Gracie Mansion a fare quello che fa dietro a quel muro alto che hai voluto costruire», ufficialmente per tutelare la privacy.
Un rapporto sempre conflittuale
«L’incidente si potrebbe chiudere qui, se Gawker non avesse rivelato che le voci nascono dai poliziotti di scorta di de Blasio». Un rapporto sempre conflittuale, del resto. De Blasio non si era mai fidato dei poliziotti, « quando era Public Advocate aveva rinunciato alla scorta, e secondo il sito «Politico» durante la campagna elettorale scendeva dalla macchina quando doveva dire qualcosa di delicato, perché temeva di essere spiato. Questa diffidenza si è trasformata in scontro aperto, quando commentando le proteste razziali il sindaco ha detto che aveva istruito suo figlio mulatto Dante su come evitare gli abusi degli agenti. I poliziotti gli avevano voltato le spalle, durante i funerali dei colleghi Ramos e Liu, e nelle ultime due settimane avrebbero rallentato gli arresti, con una specie di ammutinamento di protesta. La colpa più grande del primo cittadino sarebbe quella di aver appoggiato le proteste contro la decisione del Gran Giurì di non incriminare il poliziotto che soffocò, fino a ucciderlo, l’afroamericano Eric Garner. Un gesto che a molti agenti è parso «di tradimento».