Anche Dante finisce nel mirino degli islamisti e dei censori buonisti

19 Gen 2015 20:30 - di Corrado Vitale

Ora anche Dante Alighieri è nella lista nera dei fanatici dell’Islam. A indicare il sommo poeta italiano ai jihadisti iconoclasti e tagliagole è un’associazione che popola il mondo del politically correctGherush92,  che chiede di censurare niente meno che La Divina Commedia, in quanto «discriminatoria e offensiva». Il capolavoro di Dante conterrebbe – a giudizio di Gherush92, cui aderiscono molti docenti – «accenti islamofobici»: «Nel canto 23° dell’Inferno – si legge in articolo del Corriere.it ripreso dal sito studentesco Scuolazoo -, Dante descrive le orrende pene che soffrono i seminatori di discordie, cioè coloro che in vita hanno operato lacerazioni politiche, religiose e familiari. Maometto è rappresentato come uno scismatico e l’Islam come una eresia. Al Profeta è riservata una pena atroce: il suo corpo è spaccato dal mento al deretano in modo che le budella gli pendono dalle gambe, immagine che insulta la cultura islamica. Alì, successore di Maometto, invece, ha la testa spaccata dal mento ai capelli. Nella descrizione di Maometto vengono impiegati termini volgari e immagini raccapriccianti tanto che nella traduzione in arabo della Commedia del filologo Hassan Osman sono stati omessi i versi considerati un’offesa».

Trattato come uno scrittore pulp

C’è di che rimanere allibiti da una simile prosa: Dante Aligheri è trattato alla stregua di un mediocre romanziere di pulp o di un vignettista di Charlie Hebdo. E questo la dice lunga sul carattere mortifero dell’ideologia politically correct, un vero e proprio veleno che abbatte ogni gerarchia di valore e ogni differenza e che non si ferma nemmeno davanti ai grandi capolavori della letteratura europea. Leggiamo sul sito dell’associazione che  «Gherush92 si è concentrata nell’elaborazione e realizzazione di ricerche, studi e progetti, relativi ai diritti umani e ai temi connessi, quali razzismo, risoluzione dei conflitti, diritti fondamentali dell’uomo, sviluppo sostenibile». In particolare  ha «già partecipato alla World Conference against Racism del 2001 ed è accreditata alla Conferenza di Revisione di Durban e al processo di preparazione del 2009». Vale la pena di aggiungere che la Conferenza di Durban venne avanzata la demenziale proposta di risarcimenti, dopo un secolo e mezzo, dei Paesi del Terzo Mondo da perte delle ex potenze coloniali del XIX secolo.

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