Consumi fermi, l’Istat “boccia” Renzi: l’effetto degli 80 euro è stato nullo

9 Gen 2015 18:52 - di Guglielmo Federici

Gli 80 euro sono effettivamente arrivati nelle buste paga degli italiani, ma gli effetti non si vedono. I dati dell’Istat “smascherano” quello che secondo Renzi avrebbe dovuto essere l’effetto-bonus perché – dicono sempre le statistiche –  per il momento impatti positivi sui consumi non se ne vedono, sono rimasti fermi al palo, con un effetto stagnazione. Infatti i consumi non sono stati sollecitati neppure dal calo dei prezzi. Anzi, con la deflazione, l’ammontare della spesa in euro è scesa invece che lievitare.

Un quadro nero

L’analisi sui bilanci familiari rileva quindi che il bonus è “rimasto in canna”, per ora gli italiani si trattengono dallo shopping, preferendo aprire la cassaforte o andare in banca per depositare i (pochi) denari in più. La spesa segna quindi  una crescita “zero” a livello congiunturale. Nei primi nove mesi del 2014 il tenue rialzo dei consumi (+0,5%) ha coperto solo la metà della risalita del reddito. Il resto – come si dice in gergo economico- è finito “sotto la coperta”. Gli italiani ridiventano “formiche” e l’incertezza, in moti casi la paura di scendere sotto la soglia di povertà – ha fatto innalzare la propensione al risparmio (la quota dei guadagni accantonata), schizzata al 10,8%, ai massimi dal 2009. Gli 80 euro sono arrivati con gli stipendi di maggio (per tutti i lavoratori sotto i 24 mila euro annui lordi). L’aumento del reddito, spiega l’Istat, non ha fatto leva solo sul bonus, ma hanno contribuito anche altre voci, tra cui il lavoro. Nel terzo trimestre dello scorso anno l’occupazione aveva infatti dato segnali tutt’altro che negativi. Ma è stato un falso allarme, perché la stessa cosa non si può dire, viste le ultime stime dell’Istat, per i mesi successivi.

Con la paura con su cresce

 

È chiaro  le famiglie per passare a spendere hanno bisogno di tempo, di una maggiore stabilità che per ora è pura utopia, nonostante il decantato Job’s Act. Se infatti gli 80 euro sono stati confermati dalla legge di stabilità per i prossimi tre anni, sul fronte lavoro il quadro è nero. Di sicuro gli italiani sanno bene cosa non possono fare: non se la sono proprio sentita di comprare una casa, acquisto che solitamente si accompagna a un mutuo. L’Istituto di statistica registra infatti un tasso d’investimento, che praticamente coincide con la fetta di reddito destinata all’abitazione, ai minimi dal 2001. È stato un errore tattico grave non destinare gli 80 euro agli incapienti. A loro un po’ d’ossigeno sarebbe servito, alla crescita – come spergiurava Renzi – no.

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