Casa bruciata a Roma, per la sinistra e gli sfrattati la colpa è di Lupi

21 Gen 2015 15:53 - di Alberto Fraglia

La vicenda tragica della casa bruciata in un quartiere romano da una anziana mentecatta, affetta da manie persecutorie e animata di odio nei confronti del proprietario che voleva sfrattarla, rischia di trasformarsi in una questione politica. Proprio così. Ieri la tragedia ( nel rogo è morto un povero operaio napoletano e sono rimaste fertite 21 persone) è stata evocata nell’ambito di una contestazione di un gruppo di sfrattati nei confronti del ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Maurizio Lupi. Al grido di “vergogna”, “residenze per tutti”,”Lupi vattene”, i manifestanti hanno rimproverato al ministro di essersi opposto alla decreto blocca sfratti.

Il ministro Lupi contestato

Per carità, è lecito dissentire nei confronti di chi governa. Non è la prima volta e non sarà neanche l’ultima che chi si sente colpito in un diritto reagisce con impeto. Ma siamo proprio certi che il diritto ad avere una casa si concili con il “diritto” ad occupare una casa che appartiene ad altri? Perchè questo è il punto. Di proroga in proroga (e sono decenni che andiamo avanti con questi mezzucci), si è determinata una alterazione sostanziale dei diritti in gioco. I proprietari di abitazioni hanno visto fortemente affievolito il diritto di rientare in possesso del loro bene, al termine della locazione e, in alcuni casi, addirittura in presenza di morosità. Insomma, il pendolo si è completamente rovesciato a favore dell’inquilino. Con una sostanziale espriopriazione della proprietà , non più godibile nei termini e nei modi che legittimamente chi è titolare del bene può esercitare.

La sinistra approfitta della follia…

Intendiamoci, nessuno sostiene che non bisogna aiutare gli indigenti ad avere un tetto sotto cui vivere. A questo lo Stato ha il dovere di provvedere. Se non lo fa, non si può chiedere che siano i cittadini-proprietari a supplire ad una tale carenza. E’ ovvio che chi affitta lo fa anche per procurarsi una rendita. Ma è il contratto a fissarne durata e canone. In assenza, tutto diventa aleatorio e persino ingiusto. Se la follia di una donna dovesse ora offrire il destro al perpetuarsi di una simile disparità di trattamento, a questa autentica ingiustizia, ci sarebbe davvero di che  rabbrividire. Ma che cosa si vuole fare intendere? Che la colpa del gesto di una folle sia di un ministro che ha “osato” mettere in discussione un rito , quello della proroga sine die degli sfratti, che soltanto la dabbenaggine di una sinistra demagogica e inconcludente ha trasformato in un “principio” intoccabile?

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