Quando l’Italia costruiva città: oggi nascono Littoria, Pontinia e Carbonia

18 Dic 2014 18:12 - di Antonio Pannullo

Oggi ricorre l’anniversario della fondazione, in anni diversi, di tre centri voluti dal fascismo dopo le bonifiche dei territori relativi: Littoria (1932), Pontinia (1935) e Carbonia (1938). Il 18 dicembre, infatti, durante il Ventennio, ricorreva la Giornata nazionale della fede per la patria fascista, introdotta nel 1935. A quei tempi, pochi decenni fa, si edificavano intere città. E non solo in ogni parte d’Italia, ma anche Oltremare: Libia, Eritrea, Etiopia, Somalia, Grecia. Questa fu un’idea, un concetto, ben presente nel fascismo: fu un progetto che tendeva alla creazione di piccoli centri, per lo più rurali o minerari, dove far vivere le maestranze nelle terre sottratte alla palude e alla malaria.  Era molto di più di un’opera urbanistica, era un concetto di vita. E lo schema era sempre lo stesso: gli architetti razionalisti individuarono una piazza centrale del paese intorno alla quale gravitassero gli edifici pubblici come il municipio, la casa del fascio, l’ambulatorio, l’unione sindacale , la chiesa, la scuola, la caserma della Milizia e quant’altro. Si riteneva allora che il piccolo centro limitasse le tensioni socialei e rinsaldasse la comunità. Anche perché nelle terre bonificate venivano mandati contadini provenienti da regioni allora depresse, come il Veneto o il Friuli Venezia Giulia, ma anche da altre. Spesso inoltre vi si allocavano anche abitanti delle zone viciniori, come ad esempio accadde sul Tavoliere delle Puglie e in Sardegna.

Un lavoro titanico: la bonifica

Le bonifiche furono pensate e in minima parte realizzate prima del fascismo, ma solo durante il Ventennio tutti i progetti furono realizzati e inaugurati. E così oggi, se si va al cimitero di Arborea, ex Mussolinia, in Sardegna, si resta stupiti di fronte ai nomi che certo non sono sardi, ma del Nord Italia. E in moltissime di queste città di fondazione ancora adesso si parlano i dialetti portati con loro dai primi emigranti. In genere l’attenzione si focalizza su Littoria, ossia sulla “capitale” pontina, che il 9 aprile del 1945  vide il suo nome mutato in Latina, secondo una barbarica pratica di cancellazione del fascismo e di tutto ciò che aveva fatto. Ma questa è un’altra storia. Non solo Littoria, dunque, ma circa oltre cento furono le città nuove create dal fascismo, in Italia e all’estero a partire dal 1928. Una delle prime fu proprio Mussolinia, in  Sardegna. Dieci anni più tardi veniva inaugurata Carbonia, evidente città mineraria sin dal toponimo, a 60 chilometri da Cagliari. Oggi conta all’incirca trentamila abitanti. Carbonia fu voluta fortemente da Mussolini, perché l’estrazione del carbone, quindi di energia, era importante negli anni delle sanzioni internazionali che costrinsero l’Italia all’autarchia. Inaugurata da Mussolini in persona dalla Torre Littoria alla presenza di cinquantamila persone, Carbonia conobbe in quegli anni un intenso flusso migratorio, soprattutto da Veneto, Marche, Abruzzo, Basilicata e Sicilia, oltre ovviamente ai minatori sardi che già risiedevano nel Sulcis. Si inaugurarono altre miniere nella regione, vennero altri lavoratori, e solo la guerra impedì la realizzazione del sogno di Mussolini, che voleva fare del Sulcis la Ruhr italiana. Durante il conflitto Carbonia fu bombardata tre volte, e dopo la guerra conobbe un nuovo periodo di espansione economica, perché il carbone era importante. Nel 1952 vi fu quella che è chiamata la seconda nascita di Carbonia: allora c’erano all’incirca cinquantamila abitanti. Nel 1964 miniere e minatori passarono in carico all’Enel: l’èra del carbone stava tramontando.

A Pontinia il Museo dell’Agro Pontino

Pontinia è invece proprio nel cuore dell’Agro, a metà strada tra LIttoria e Sabaudia. Fu inaugurata del 1935. Oggi conta quindicimila abitanti, è sede del Museo dell’Agro pontino e del Museo della Malaria. A questo proposito c’è una curiosità: il giornale locale si chiama… Il Chinino. Come disse Mussolini visitando la città dopo la bonifica: «Prima avevano il terrore di vivere là, adesso ci corrono…». E a proposito di frasi, fu all’inaugurazione di Littoria che Mussolini disse la famosa frase: «È l’aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende». Quando l’Italia costruiva città….

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