L’Isis arriva ai confini dell’Italia. Ecco il Califfato nella vicina Libia

1 Dic 2014 11:44 - di Elsa Corsini

Allarme Isis nel Mediterraneo a due passi dall’Italia. Nessuno ne parla ma, a meno di 430 miglie nautiche dal nostro Paese (700 chilometri), a Derna, antica città libica di epoca ellenistica, da due mesi sventola la bandiera nera dello Stato Islamico.  Secondo Human Rights Watch, gli 80.000 abitanti di Derna sono tenuti in pugno dai tagliateste dell’Isis con i sistemi terroristici usati in Iraq e Siria: impiccagioni, decapitazioni, flagellazioni in pubblico, distruzione di moschee e tombe, assassinii. L’ex città fantasma, che ha ripreso l’antico nome, dal 5 ottobre è diventata il Califfato libico di Barqa. Dall’Iraq, racconta l’inviato del Corriere della Sera, è arrivato un uomo senza nome, inviato del neocaliffo Al Baghdadi, “incaricato” di esportare il regno del terrore. «Siete delle infedeli e pagare non basta – è stato il nuovo editto –  Chi rimane qui, da oggi si deve convertire».

Il regno del terrore

Roccaforte dell’opposizione islamista a Gheddafi, la città (un tempo terra di poeti e mercanti) ha allevato fin dal 2007 molti combattenti finiti nell’esercito degli insorgenti iracheni. Molti di questi jihadisti dopo la caduta del rais sono partiti per combattere in Siria, dove sono entrati in contatto con l’Isis, per poi tornare a Derna dove hanno costituito il Consiglio della Shura della Gioventù Islamica. Dal 5 ottobre,il Consiglio è padrone della città con 1200 miliziani che l’hanno conquistata senza sparare un colpo: 60 pick-up hanno sfilato per le vie seminando il terrore, la popolazione è stata convocata e obbligata a giurare fedeltà. Il docente di Belle arti all’Università Osama Al Mansouri, che aveva opposto resistenza, due giorni dopo è stato trovato morto nella sua auto. La stessa fine hanno fatto due attivisti per i diritti umani di 19 e 21 anni, che erano stati rapiti il 6 novembre. Non si contano le esecuzioni sommarie: la macabra lista dei giustiziati conta oltre 250 omicidi a Derna e Bengasi dall’inizio del 2014.

Il grande esodo

Scuole abbandonate da giugno, medici in fuga (l’ospedale al Harish funziona solo per le emergenze), infermiere e suore scappate (di otto italiane riparate a Begasi non si hanno notizie), banche chiuse.  A Tobruk, a Cirene,  ostelli e case sfitte ospitano migliaia di disperati in fuga. Ovunque a Derna regna la più dura delle sharie: novanta frustate a chi si droga,  un centro di disintossicazione gestito a catene e ceffoni, la decapitazione a chi non si piega (come quella di tre giovani colpevoli di postare su Facebook notizie sgradite). La polizia islamica circola coi Land Cruiser bianchi e neri per controllare abbigliamenti e atteggiamenti “sospetti”: alle facoltà di Legge e di Belle arti hanno tirato su un muro per dividere studenti e studentesse. «A Derna comandano dei pazzi – dice un ragazzo fuggito a Tripoli – non accettano altra visione che la loro. Chi non è con l’Isis, è un infedele da spazzare via».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *