Usa, repubblicani al comando: ecco i 5 punti chiave del loro programma

5 Nov 2014 12:08 - di Ginevra Sorrentino

Dopo 8 anni la valanga rossa repubblicana torna a travolgere Capitol Hill. A partire dal prossimo 3 gennaio, giorno dell’insediamento ufficiale, entrambi i rami del Congresso americano saranno a maggioranza del Grand Old Party: quel giorno cominceranno formalmente gli ultimi due anni da anatra zoppa (lame duck) del presidente Obama, un incubo già vissuto nel passato da Dwight Eisenhower, Ronald Reagan, Bill Clinton e George W. Bush. La destra americana torna dunque al comando del Congresso, mettendo una seria ipoteca sulle presidenziali del 2016, pronta a cavalcare malcontento e frustrazione degli elettori che al presidente in carica hanno contestato debolezza decisionale e scarsa incisività. Ecco i punti del programma da cui i repubblicani ripartiranno.

1- Politica economica

Il nuovo Congresso a maggioranza conservatrice proporrà un’agenda più ispirata al libero mercato. La linea guida, sia per quanto concerne le riforme del fisco – con tagli delle aliquote per le imprese – che la necessità di ridurre le diseguaglianze sociali, sarà: no alla pressione fiscale. Il deficit di bilancio, è il diktat repubblicano, va risanato con i tagli alle spese.

2 – Ambiente: ok a nuovi progetti energetici

In materia ambientale si parte dal via libera a nuovi progetti energetici, come l’oleodotto Keystone tra Canada e Stati Uniti, fermo per timori di natura ecologica, e dall’aumento delle esportazioni di gas. I repubblicani, infatti, puntano a utilizzare il boom petrolifero che sta regalando all’America l’autosufficienza energetica: a tal fine, allora, cercheranno di allentare i cordoni della regolamentazione energetica, con una riduzione dei poteri dell’Agenzia per la protezione ambientale soprattutto sul tema delle emissioni inquinanti.

3 – Riforma sanitaria

La linea di tendenza è quella dell’impegno ad abrogare l’Obamacare, o quanto meno a ridimensionare fortemente la riforma sanitaria varata dal presidente democratico in carica. Certo, superare il suo veto non sarà facile, ma i repubblicani proveranno comunque a scardinarne diversi elementi base. Dalla riforma sanitaria, inoltre, in linea con la defiscalizzazione, potrebbero sparire alcune imposte, quali la tassa sui produttori di attrezzature mediche.

4 – L’immigrazione

Sul fronte della clandestinità, a propostito della quale Obama aveva aperto una spiraglio, i repubblicani replicano oggi con un no categorico a qualunque forma di aministia o condono mirata a sanare le posizioni di immigrati senza regolare permesso di soggiorno, annunciando una più rigorosa politica del rimpatrio coatto.

5 – Politica estera

È il punto più delicato del programma: i repubblicani, infatti, pur tenendo conto delle istanze dei “falchi rossi”, che hanno fin qui rimproverato Obama di eccessiva debolezza su tutti i fronti aperti – dall’Ucraina alla Siria, passando per il terrorismo jihadista sul territorio conteso dallo Stato islamico in Iraq e sulla questione del dossier nucleare iraniano – non possono non considerare che l’opinione pubblica statunitense invoca ormai da un po’ il disimpegno nazionale nello scacchiere delle crisi internazionali. Eppure, già alla vigilia del voto l’ex competitor di Obama, John McCain, ha annunciato un massiccio intervento militare nelle zone calde dell’Isis.

 

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