Uno sfogo negli spogliatoi e tac, l’Arcigay “processa” l’allenatore

4 Nov 2014 18:14 - di Antonella Ambrosioni

Come un riflesso pavloviano, dici “checca” e parte la crociata, il massacro mediatico. Arcigay e Lgtb stanno linciando il vulcanico Eziolino Capuano, allenatore dell’Arezzo, colpevole di aver fatto come tutti gli allenatori che perdono una partita all’ultimo minuto: imprecare e sfogarsi. Aveva fatto un urlaccio ai suoi: «In mezzo al campo debbono andare gli uomini con le palle, non le checche». «Andate a pettinare le bambole», aveva  aggiunto. Chi mastica calcio sa che esistono espressioni colorite che fanno parte del gioco. Dunque, il senso del ridicolo avvolge chi ha messo sotto processo l’allenatore accusandolo di omofobia.

Le accuse ridicole dell’Arcigay

«Esternazioni gravissime, gli insulti di stampo omofobico non sono più tollerabili neanche in momenti d’ira», hanno tuonato i custodi del bon ton politically correct. Con l’abc del buon senso e della conoscenza del clima legato allo sport, nel calcio è consuetudine ben nota spronare alla grinta atleti troppo morbidi, incitare alla carica agonistica con espressioni del tipo “tirare fuori le palle”, oppure “il calcio non è fatto per femminucce, per signorine”. Un po’ cme dire di non mollare. Il grande Gianni Brera usava definire “squadre femmine” quelle use ad un calcio bailado, infiocchettato, per distiguerle da quelle che fanno dell’agonismo e della ferocia tattica il punto di forza. Nessuno si offende per questo, tranne chi vuole considerarsi una specie protetta a tutti i costi anche al termine di una partita di pallone.

Quando Lippi disse che in campo non vanno “undici signorine”

Qui nessuno è omofobo. Niente scuse, dunque, spiega Capuano: «Chiedo venia se ho offeso qualcuno, ma non scusa, altrimenti ammetterei un errore che sinceramente non ho commesso, perché con quella frase, pronunciata a fine partita, con l’adrenalina a mille, non volevo davvero mancare di rispetto a nessuno». Non fa marcia indietro: «Non sono omofobo, né sessista, né razzista – ha continuato – e se mi invitano a una manifestazione finalizzata alla sensibilizzazione su questi temi partecipo volentieri. Qualche anno fa Marcello Lippi, uno dei maggiori allenatori del mondo, disse che in campo non potevano andare “undici signorine”, ma non aveva alcun intento offensivo. Ecco, io ho usato quei termini con lo stesso scopo».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *